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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

C'è chi dice no. Anche nel Pd

Felice Casson a Vittorio Veneto contro una riforma che va fermata

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

C'è chi dice no. Anche nel Pd

VITTORIO VENETO - “Correggere una Costituzione non è impresa meno ardua dell’approntarne una dall’inizio. Non è fondarla il compito più grande, quanto badare a preservarla”. Aristotele avrebbe i capelli dritti, se sapesse cosa stiamo combinando alla nostra Costituzione. A una Costituzione scritta tra il 1946 e il 1947 da una Commissione di cui faceva parte il “fiore dei costituzionalisti italiani”, come fece notare il padre costituente Meuccio Ruini. A una carta scritta così bene che nel 2006 ricevette un premio speciale Strega. Ma soprattutto a una carta che si fa capire. Da tutti.

 

Che la nuova Costituzione sia scritta bene, non si azzardano a dirlo neanche coloro che appoggiano il sì. Nemmeno coloro che, la nuova carta, l’hanno stesa. “Non sarà perfetta, ma è un cambiamento”, ha dichiarato la stessa Boschi. “Puttanata di riforma, ma voterò sì”, ha detto Cacciari, “E’ confusionaria e pasticciata, ma voto sì”, ha ammesso Benigni.

Insomma, la nuova costituzione non piace a nessuno, neanche a chi dice sì. E il sì si basa su presupposti quali la fine del bicameralismo perfetto che renderebbe la legiferazione più veloce; l’abbattimento dei costi del senato; la creazione di nuovi strumenti di democrazia; la maggiore stabilità dei Governi. Presupposti che sono stati smontati da numerosi Costituzionalisti, giuristi, esperti di diritto. Anche all’interno del Partito Democratico.

 

Tra questi troviamo il senatore del Pd Felice Casson, ex magistrato che, per spiegare le ragioni per cui i cittadini dovrebbero votare no alla riforma, prenderà la parola all’incontro organizzato per lunedì 26 settembre alle ore 18.15 in Piazza del Popolo (in caso di maltempo, biblioteca civica). Oltre a Casson, relatrice sarà Lidia Menapace, partigiana del comitato nazionale dell’Anpi. A organizzare l’incontro è il Comitato per il No di Vittorio Veneto. Un comitato sorto per mettere i cittadini a conoscenza delle reali conseguenze che avrebbe la nuova Costituzione sulla democrazia.

 

Per le leggi di iniziativa popolare, ad esempio, le firme da raccogliere passano da 50 a 150mila. Mentre per i referendum (in cambio di un quorum ridotto) da 500 a 800mila. La Camera avrà deputati per i 2/3 non eletti, che saranno nominati da capipartito. Il Senato avrà 100 senatori nominati dai Consigli regionali tra consiglieri e sindaci. I senatori non prenderanno compensi, verranno però rimborsati di spese e trasferte ma, soprattutto, godranno del’’immunità parlamentare, e sarà questo il grande vantaggio dei nuovi senatori. Con la riforma avremo un senato che non sarà eletto dal popolo ma nominato. E la promessa dell’imminutà non fa pensare che, a candidarsi, sarà chi ne ha più bisogno?

 

Il senato non sparisce, i costi della politica saranno diminuiti in maniera irrisoria, e  il bicameralismo perfetto diventerà un bicameralismo incasinato (per alcune leggi non si sa  nemmeno quale sarà l'iter di approvazione). Per queste, e per tante alte ragioni che verranno esposte lunedì da Casson e da Menapace, bisogna dire no. "Si tratta - e qui torna attuale l'avveritmento del 1994 di Giuseppe Dossettti - di impedire a una maggioranza, che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la Costituzione: si arrogherebbe un compito che solo una nuova Assemblea costituente, programmaticamente eletta per questo e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di Stato”.

 

 

 

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