Case popolari dimenticate: dopo la grandinata del 2023, nessuna risposta concreta dal Comune di Pieve di Soligo
Appartamenti tra muffa, infiltrazioni e pericoli strutturali: gli inquilini esasperati attendono risposte dal sindaco Soldan

PIEVE DI SOLIGO - Quasi due anni dopo la grandinata che nel luglio 2023 ha colpito con forza il territorio di Pieve di Soligo, le case popolari di via Toniolo restano ancora ferite, ma a soffrire sono soprattutto gli inquilini. Non solo per i danni materiali agli stabili, ma per l’assenza di interventi concreti da parte dell’amministrazione comunale.
I palazzi interessati, costruiti negli anni Cinquanta, ospitano diverse famiglie a basso reddito. Dopo l’evento atmosferico estremo, i danni sono stati evidenti e gravi: tetti bucati, terrazzi pericolanti, infissi distrutti, infiltrazioni d’acqua, muffa alle pareti, impianti elettrici fuori norma. Ambienti che, a distanza di mesi, si sono trasformati in luoghi insalubri e pericolosi. “Quando piove entra l’acqua dal soffitto e dalle scale. I terrazzi sono spaccati, si staccano pezzi. Abbiamo paura che crolli qualcosa”, racconta un inquilino.”Viviamo con l’umidità fissa, la muffa in camera. L’abbiamo segnalato decine di volte ma nessuno è intervenuto. Ci sentiamo abbandonati.”
Dal luglio 2023 a oggi, gli abitanti hanno inviato oltre venti mail al Comune, chiesto incontri, coinvolto Ater e persino i sindacati come il Sunia, ma senza ottenere risultati tangibili. Gli unici interventi effettuati finora – sostituzione di pochi lucernari e un telo di plastica sul tetto – non hanno risolto i problemi strutturali. “Ci avevano promesso che ci avrebbero trasferiti temporaneamente per ristrutturare. Poi si è parlato di lavori parziali. Ma non si è mai mosso nulla. Solo sopralluoghi e silenzi”, dice un’altra residente. “Stiamo entrando nel terzo inverno con riscaldamenti rotti o improvvisati con stufe a gas collegate a tubi di gomma. Una situazione pericolosa per chiunque.”
Le testimonianze raccolte parlano di disagio, frustrazione e preoccupazione per la salute. L’odore di fogna negli spazi comuni, le crepe nei parapetti, le cantine con muri cadenti sono solo alcune delle criticità elencate anche nelle lettere inviate a Comune e Ater. Alcuni edifici, inoltre, hanno proprietà mista tra pubblico e privato, una complicazione tecnica che però non giustifica l’inazione.
Il Comune aveva promesso interventi già a gennaio 2024. Ma al momento, nessuna data certa è stata comunicata, né esiste un piano operativo pubblico. E così, mentre le promesse si accumulano, peggiora anche il rischio di morosità da parte delle famiglie, costrette a spese energetiche elevate per riscaldare case non coibentate.
Il sindacato Sunia di Treviso ha più volte sollecitato il Comune e ribadito la disponibilità a partecipare a tavoli di confronto con le istituzioni. Anche la normativa in materia prevede possibilità di collaborazione tra enti locali per affrontare emergenze abitative come questa. Ma il tempo stringe. “Non chiediamo il lusso – conclude un inquilino – chiediamo un tetto sicuro. Chiediamo che chi ha il dovere di tutelarci lo faccia. Perché vivere così, da dimenticati, non è più sostenibile. Il Comune e il sindaco Soldan non possono più voltarsi dall’altra parte. Servono risposte, serve un cronoprogramma preciso e serve un intervento immediato per restituire sicurezza e vivibilità a queste abitazioni.” Ora la palla è in mano al Comune di Pieve di Soligo. Servono fatti, non più parole.
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