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23 aprile 2024

Castelfranco

A Castelfranco, Carlo Nordio lancia l'appello: "Andate a votare al prossimo referendum sulla giustizia"

Dal palco del Teatro accademico, l'ex-magistrato ha presentato il suo libro sulla degenerazione della giustizia

| Leonardo Sernagiotto |

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Carlo Nordio e Federico Vianelli

CASTELFRANCO - “Giustizia. Ultimo atto. Da Tangentopoli al crollo della magistratura”. Non lascia spazio ad equivoci il titolo dell’ultimo libro di Carlo Nordio, presentato ieri a Castelfranco in un Teatro Accademico gremito di spettatori e da molti politici e amministratori locali.

Nel suo volume, l’ex magistrato, impegnato per oltre 30 anni in inchieste “scomode”, dalle cooperative rosse nel Triveneto al Mose di Venezia, ha tracciato un quadro tutt’altro che roseo sull’evoluzione della giustizia in Italia, ponendo come punto di partenza Tangentopoli.

Nordio, che non manca di fare autocritica di quel momento storico, quando si è usata forse eccessivamente, benché in maniera legittima, la custodia preventiva cautelare, giudica sostanzialmente un fallimento il terremoto giudiziario che fece crollare la Prima Repubblica, per due motivi. In primis, la corruzione in Italia, non solo non è scomparsa, ma è aumentata a livelli molto superiori rispetto agli inizi degli anni Novanta, come esemplificato dallo scandalo Mose. In aggiunta, la corruzione non riguarda più solo la politica, ma anche gli organi di controllo, come giudici e forze dell’ordine.

Il secondo è che continua ad esistere un sistema normativo complesso e farraginoso, che presenta addirittura leggi in contrapposizione tra di loro. Questo genera, da parte degli amministratori pubblici, la “paura della firma”, ossia il rifiuto di procedere negli atti amministrativi per non incorrere in procedimenti penali.

Tuttavia, l’esito più drammatico di Tangentopoli è l’aumento del potere della magistratura, che ha colmato il vuoto lasciato dalla politica, facendo sì che siano spesso giudici e pubblici ministeri a determinare e influenzare la vita politica del Paese. Si tratta di un intreccio perverso tra politica e giustizia, in cui entrambe hanno colpe uguali, dove la prima strumentalizza le indagini per delegittimare gli avversari e la seconda cerca una sponda nella politica per accrescere il proprio potere.

Le soluzioni secondo Nordio ci sono, sia dentro che fuori il sistema giuridico. Per gli aspiranti magistrati, Nordio suggerisce di accrescere la propria cultura generale, affinché l’azione giudiziaria non sia svolta solo con “disciplina e onore”, ma anche con “umiltà e buonsenso”, qualità che non si apprendono sui testi universitari.

La cittadinanza può invece usare lo strumento del voto: il riferimento esplicito è al prossimo referendum che punta a riformare parte della giustizia. “Se fallisce il referendum per mancanza del quorum, significherà che agli italiani va bene la situazione attuale e che preferiscono andare al mare piuttosto che cambiare le storture della giustizia” conclude Nordio.

 


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Leonardo Sernagiotto

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