Castelfranco, inaugurato il nuovo ospedale di comunità da 30 posti letto
La nuova struttura da 1,8 milioni è dedicata ai pazienti che hanno bisogno di assistenza sanitaria a livello intermedio
| Isabella Loschi |
CASTELFRANCO - Inaugurato oggi, 8 agosto, l’ospedale di comunità di Castelfranco da 1,8 milioni di euro. Una nuova struttura dell’Ulss 2, realizzata al decimo piano del nosocomio castellano, da 30 posti letto con palestra e ambulatori, dedicata ai pazienti che hanno bisogno di assistenza sanitaria a livello intermedio, cioè che sono stabilizzati dal punto di vista clinico, ma che necessitano di assistenza continuativa tale da non poter essere trattata in regime ambulatoriale o domiciliare. L’assistenza sanitaria erogata si risolve in un periodo limitato di tempo (4-6 settimane) attraverso un percorso clinico-assistenziale predisposto da un’équipe multiprofessionale e condiviso con il paziente e i familiari o caregiver, finalizzato alla riattivazione funzionale, stabilizzazione, adattamento alla disabilità e palliazione. Include una pianificazione per la dimissione protetta a domicilio.
“Si tratta di realtà fondamentali nella transizione tra il ricovero per acuti e la presa in carico sul territorio con il ritorno al domicilio in una adeguata integrazione sociosanitaria”, le parole dell’assessore regionale alla Sanità e alle Politiche sociali, Manuela Lanzarin, al taglio del nastro dell’ospedale di comunità. All’inaugurazione - dove l’assessore è stata accolta dal direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi – erano presenti anche il sindaco della città, Stefano Marcon, la presidente della V Commissione del Consiglio regionale, Sonia Brescacin, il direttore generale dello IOV, Maria Giuseppina Bonavina.
“Nel Veneto gli ospedali di comunità sono stati programmati prima della programmazione nazionale e dei finanziamenti del Pnrr – ha proseguito l’Assessore –. Sono strategici per garantire l’assistenza sanitaria di livello intermedio, ossia riservata a quei pazienti che sono stabilizzati dal punto di vista clinico ma che per alcuni giorni non sono ancora in condizioni di essere trattati in regime domiciliare o ambulatoriale. Questa struttura è nel caso specifico anche un esempio degli investimenti mirati a un’innovazione molto spinta per quanto riguarda la tecnologia al servizio del paziente e degli operatori, a cominciare dal sistema che garantisce il controllo da remoto su ogni singolo posto letto che rappresenta l’evoluzione su cui stiamo lavorando per i nostri ospedali”.
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