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28 marzo 2024

Castelfranco

CASTELGARDEN SU ANNOZERO: «QUI NON C’È DISCRIMINAZIONE»

Il caso dell’azienda di trattorini rasaerba ha dato lo spunto a Santoro per parlare della crisi

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Castelfranco – Castelfranco in diretta su “AnnoZero” ieri sera. Il collegamento con la Ggp Italy è stato dato quand’erano già passate le 22. Il programma condotto da Michele Santoro prima si era concentrato sul caso Mills, Berlusconi e i suoi guai con la giustizia. Le telecamere di Raidue erano arrivate all’ex Castelgarden, esempio di integrazione già dagli anni Novanta, dopo che sulla stampa erano apparse notizie che, per via della polemica sindacale legata alla sigla dell’accordo del 30 marzo scorso, facevano intendere ci fosse stato un ribaltamento della situazione. Con italiani ed extracomunitari gli uni contro gli altri.

«Devo dire che non ho trovato nessun tipo di razzismo – ha detto il giornalista di “AnnoZero” Corrado Formigli in collegamento dall’area presse della Ggp -. È chiaro che ci si trova davanti ad un contratto che scade e che provoca destini diversi nei lavoratori». E da qui la presunta contrapposizione tra italiani e stranieri. Prima erano passate testimonianze raccolte nei giorni precedenti in cui degli operai italiani dicevano di ritenere giusto di venire prima degli extracomunitari. Il caso dell’ex Castelgarden ha fatto da spunto per i presenti in studio (tra gli altri Dario Franceschini e Marco Pannella) per parlare di crisi, lavoro ed extracomunitari.

Intanto ieri dipendenti dell’ex Castelgarden e la direzione aziendale hanno diffuso delle note in cui ribadiscono come non all’interno dei loro stabilimenti non si faccia della discriminazione razziale. Il comunicato aziendale rivendica la bontà dell’accordo sottoscritto il 30 marzo scorso dal quale era rimasta fuori la Fiom. «I contenuti dell’intesa sottoscritta il 30 marzo scorso sono fondamentali per il consolidamento degli asset produttivi italiani e per prevedere per gli stessi importanti investimenti nei prossimi anni, pur in un contesto economico globale di crisi come l’attuale – dice il comunitaco -. In quest’ottica, Ggp ha avviato anche un piano di investimenti e, in dettaglio, 12 milioni l’anno a livello di gruppo per i prossimi tre anni, molti dei quali in Italia. Per esempio, già nell’annata 2008-2009 per i soli reparti produttivi italiani sono in corso investimenti per un complessivo di 2 milioni e 700 mila euro finalizzati alla realizzazione di una nuova linea di produzione».

«L’intesa raggiunta il 30 marzo scorso – c’è scritto ancora -, consente anche di poter continuare a fornire opportunità occupazionali nelle sedi italiane a tanta manodopera locale già legata al gruppo Ggp di ogni provenienza e razza, secondo forme di convivenza sociale in azienda che, da questo punto di vista, hanno fatto di Ggp in questi anni, un modello di integrazione indiscusso sia nel Nordest che in Italia».

I dipendenti ripercorrono la storia dell’integrazione razziale in azienda. «In fabbrica – dicono – l’incontro gli “stranieri” risale agli anni ’90, quando iniziavano ad arrivare i primi gruppi di marocchini, senegalesi e ghanesi. Nel nostro piccolo, superando le normali difficoltà, sia da parte loro che da parte nostra, abbiamo cominciato a lavorare assieme. Ci siamo attivati con raccolte di indumenti. Siamo andati a comprare i sacchi a pelo per attenuare il disagio. Ricordiamo che l’allora sindaco Marchetti aveva interpellato Maurizio Ferrari, allora direttore generale della Castelgarden, perché si attivasse per trovare casa a tutti quegli stranieri. Richiesta seguita dall’istituzione di una “una casa per l’uomo” in cui potevano abitare una quindicina di persone».

Venendo ai giorni nostri ed in particolare all’accordo di fine marzo. «Dopo un’attenta valutazione e a una assemblea – proseguono - abbiamo votato e accettato le proposte in cui era inserito il part-time verticale, oltre all’impegno che la Ggp non avrebbe ulteriormente delocalizzato fino al 2012. Abbiamo votato “sì” a questo accordo perché pensiamo che in un momento come questo sia il modo più giusto per far rientrare proprio quei lavoratori “precari” in azienda, anche se a scaglioni. Non possiamo essere ciechi e non vedere ogni giorno le difficoltà in cui noi e molte altre aziende in Italia si trovano ad operare. In questi momenti, anziché soffiare sul vento del razzismo, che rifiutiamo in maniera categorica, sarebbe opportuno per tutti, operai, impiegati, manager, giornalisti e politici, agire e informare in maniera corretta e onesta».

 


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