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28 marzo 2024

Treviso

Cerimonia alla Caserma Cadorin per non dimenticare:"Essere qui è un dovere"

Il sindaco Conte ai giovani:"Esercitate l'umanità con lo studio, l’approfondimento il volontariato per restare immuni da ideologie distorte e fanatismi"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

commemorazione caserma Cadorin

TREVISO - Una cerimonia in forma ridotta per il rispetto delle misure anti Covid ma toccante. Il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha voluto celebrare la Giornata della Memoria e commemorare le vittime dell’Olocausto nel luogo simbolo della città, a lungo dimenticato.

Questa mattina, alla presenza del Prefetto Maria Rosaria Laganà, del consiglio comunale, del comandante del 33° Regimento EW e del presidente dell’associazione Istresco, ha posto una corona di alloro sotto la lapide della caserma Cadorin, campo di concentramento fra il 1942 e il 1945 dove furono imprigionati cittadini sloveni e croati, uomini, donne e bambini.

“Abbiamo voluto celebrare la Giornata della Memoria di fronte alla lapide che ricorda il dramma degli internati nella caserma Cadorin, divenuta campo di concentramento durante la seconda Guerra Mondiale”, le parole del sindaco. “Essere qui, oggi, è un dovere. Fa parte del nostro impegno civile riunirci e commemorare di fronte alle mura che, per centinaia di persone, furono il confine (reso labilissimo dagli accadimenti di quegli anni) fra una libertà ingiustamente negata e la morte. Attraverso queste cerimonie siamo chiamati a trasmettere soprattutto ai giovani una nuova coscienza affinché non si lascino mai suggestionare dagli estremismi e dai negazionismi di ogni tipo”. “Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi - continua nel suo discorso Conte - ad esercitare e ad allenare quotidianamente l’umanità, intesa come quel vivido sentimento di vicinanza, solidarietà e comprensione del prossimo. L’umanità va alimentata di giorno in giorno attraverso lo studio, l’approfondimento, la partecipazione e il volontariato. Attraverso lo sviluppo, costante e intimo, di una propria coscienza fondata sull’ascolto e sul confronto, sull’obiettività e la fedeltà ai propri principi. Solo così potranno restare immuni da ideologie distorte e fanatismi. Per essere “integri” e mai “integralisti””.

“Ma questa Giornata deve essere un invito a non ignorare mai le grida di aiuto, a non abbassare mai la testa di fronte alle ingiustizie e alle persecuzioni, fisiche, psicologiche o morali che siano”.

 


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Isabella Loschi

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