25/04/2024parz nuvoloso

26/04/2024nubi sparse

27/04/2024nubi sparse

25 aprile 2024

Vittorio Veneto

"Che ne sarà di noi?"

La vittoria del Brexit spiazza e preoccupa i trevigiani a Londra

| Stefania De Bastiani |

immagine dell'autore

| Stefania De Bastiani |

VITTORIO VENETO - “E adesso?”. Sono rimasti shoccati, sbalorditi, spiazzati, i trevigiani che vivono in Gran Bretagna e che, questa mattina, si sono trovati “fuori” dall’Europa. La vittoria del Brexit ha portato una notte drammatica e un venerdì nero non solo ai mercati internazionali, ma anche alle centinaia di migliaia di immigrati che oggi studiano o lavorano nel Regno Unito. In Gran Bretagna, negli ultimi 10 anni, sono emigrati 85mila italiani, di cui 45mila under 35. Giovani, giovanissimi che hanno creduto in un paese che li ha accolti, valorizzati, premiati. E che ora chiude in un certo senso le porte. Isolandosi.

Che ne sarà di loro, degli italiani, dei trevigiani, dei vittoriesi che vivono in Gran Bretagna, l’abbiamo chiesto ai diretti interessati che, se non hanno idea di cosa riservi loro il futuro, su una cosa concordano: “Nessuno di noi se lo aspettava”.

 

Thomas Vettorel, vittoriese che vive a Londra da febbraio, in questi mesi ha conosciuto solo persone contrarie al Brexit. “E’ anche per questo -spiega il ragazzo - che l’esito del Referendum è stata una sorpresa”. Thomas si è trasferito a Londra per frequentare due accademie stuntman e migliorare l'inglese, e nel mentre lavora in un bar. “Il clima pre referendum - racconta - è stato abbastanza scottante, qui è diverso che in Italia dove è successo che il 60% dei cittadini siano ignari di cosa un referendum tratti. Qui fino a ieri era pieno di attivisti per le strade, nelle stazioni ecc” “Ora il Parlamento dovrà accettare o respingere l'uscita dall'Unione - continua Thomas - e le conseguenze saranno molteplici. Quello che interessa a noi Italiani sono le conseguenze sull'immigrazione: risulterà molto più difficile, in futuro, trasferirsi a lavorare in Uk e per farlo servirà un visto, cosa che non viene data a chiunque.. d'altronde il Brexit serve anche a questo, a controllare l'immigrazione. Sarà inoltre difficile, per chi studia, ottenere dei prestiti: qui le università, i college, costano parecchio e in futuro uno studente immigrato non potrà avere diritto a chiedere un prestito alle banche inglesi. Personalmente io potrei dovere dichiarare il mio stato professionale con metodolofie che decideranno. Tuttavia nell'arco di due-tre anni nulla cambierà: saranno gli anni delle contrattazioni e degli accordi, e questo tempo di "stallo" si può estendere anche fino a 10 anni considerando le centinaia di leggi che devono essere rivisitate. Io l'unica preoccupazione che ho è quindi di finire le accademie stuntman il prima possibile per continuare il mio percorso altrove.”

 

“Per chi vive qui da molto non credo sia un grosso problema - commenta invece Simone Cancian, vittoriese che vive a Londra - magari un po' di burocrazia e mal di testa per regolarizzare la nostra posizione ma escludo categoricamente che ci mostrino la porta, il paese si bloccherebbe. Sono molto più preoccupato per quel che riguarda la stabilità europea in toto in un quadro di instabilità politica in medioriente in cui essere uniti è fondamentale, certo, le ripercussioni economiche ci saranno, personalmente lavorando su un mercato globale non mi spaventa molto, certo che questo risultato mi lasci l'amaro in bocca, vedremo nei prossimi due anni che succede...dopotutto - conclude Simone -la pasta al pomodoro batte il fish and chips su ogni fronte”.

 

“Nessuno era troppo preoccupato - racconta Andrea De Bona, che lavora in un grande negozio di orologi e gioielli di lusso del centro di Londra - all’ inizio era un referendum come un altro, tutti dicevano "United Kingdom è mandata avanti da stranieri, non usciremo"! E invece mi risveglio questa mattina con 1000 messaggi di amici e colleghi con scritto.."e adesso?”

E adesso?

“E adesso chi lo sa: se tutto questo fosse accaduto in Italia io avrei votato per l'uscita, a qualsiasi condizione. L'europa non esiste, è solo una macchina da soldi, e se vivi in una città come Londra te ne accorgi. Ora vedremo cosa succederà, nessuno era preparato e ci sono molte notizie e ben confuse. Appena avrò tempo andrò nel nostro consolato a chiedere info. Se mi chiederanno di uscire e tornare da dove sono venuto, io lo farò senza in punta di piedi, perché questo paese mi ospita e mi ha dato la possibilità si fare una carriera che in Italia non è possibile se non sei figlio o amico di. Ma questa non è la mia Italia”.

 

Preoccupata è invece Teresa Salvadoretti, che ha la residenza a Londra ma ancora non può chiedere la cittadinanza. “E’ tutto molto scioccante, e destabilizzante. Mi è venuta abbastanza ansia sinceramente - spiega la giovane vittoriese quando le chiedo come ha reagito alla notizia - Non hanno ancora definito la nostra situazione, anche se Gentiloni ha garantito di fare il possibile per garantire i diritti acquisiti degli italiani, ma nn si sa niente. Non si sa nemmeno quali siano questi diritti acquisiti in particolare. In teoria, per due anni per noi non cambierà nulla”.

Prima di oggi temevate questo risultato?

Nessuno pensava sarebbe successo veramente, io personalmente dopo la mezzanotte ho iniziato a temere. Anche perché gli inglesi sono più coraggiosi nelle scelte. Molti hanno anche rispolverato l’espressione “Perfida Albione”, riferita alla spregiudicatezza della politica inglese. Il carattere inglese poteva far temere ciò. Ma il problema di Scozia e Irlanda del Nord faceva pensare ad altro”.

 

“Oggi a colazione erano tutti molto triste”. Irene Bissacco, che da Fregona si è trasferita a Ambleside, a Nord dell’Inghilterra, descrive un clima molto cupo nel bed&breakfast dove da qualche mese lavora. “Qui in questo paesello la maggior parte ha votato per rimanere in Europa, il mio capo ha tutti dipendenti immigrati e i miei colleghi di lavoro, per la maggior parte lettoni, oggi erano preoccupati. Io personalmente non so quali saranno le conseguenze, ma ci vorrà di certo tempo prima che cambi qualcosa. Comunque non c’è da stupirsi: gli inglesi sono sempre stati diversi da tutti!”

 

 

 

Elena con le amiche

Elena Rossi, vittoriese, risiede in Inghilterra da quasi tre anni e lavora come ostetrica presso l’ospedale pubblico di Brighton. “Durante le scorse settimane ho assistito a diversi dibattiti tra i miei colleghi e purtroppo c’era anche gente contraria al rimanere in EU - racconta Elena - Il tema cruciale di ogni dibattito è stato proprio quello del controllo dell’immigrazione. Questo e’ stato il tasto piu’ doloroso dal mio punto di vista. Oggi sono rimasta davvero amareggiata, sinceramente pensavo che vincesse il remain. L’Inghilterra ha sempre rappresentato il paese un po’ più all’avanguardia come apertura mentale e oggi ha mostrato una chiusura che non mi aspettavo. Per me non credo che cambiera’ radicalmente, se non che in un paio di anni dovrò iniziare a preoccuparmi di visitare il Consolato per richiedere il visto. Il mio lavoro e’ tra quelli sicuri e l”NHS, il sistema sanitario nazionale inglese ha bisogno della sua quota di immigrati. Lo dico perché i miei colleghi vengono da ogni parte del Mondo e il motivo per cui ci richiedono e’ che gli inglesi non sono interessati a tutti i doveri e responsabilità nel nostro mestiere. I miei colleghi sono un buon miscuglio tra paesi europei, Spagna e Portogallo in primis, e orientali, India e Filippine”.

 

Federica Zanatta ha assistito al Brexit dall’Italia. “Torneró a Londra a settembre - spiega la ragazza - quindi oggi non ho potuto vivere in prima persona il clima che si è creato lì. Devo dire che sia per me che per i miei colleghi e amici di li c'è molta preoccupazione, piú che altro c'è il feeling di essere degli extracomunitari, pure per quelli che come me sono li da anni. C'è la preoccupazione di non essere appunto considerati come prima, pur contando il duro lavoro che abbiamo fatto a Londra per arrivare dove siamo ora. Non credo, e spero soprattutto, che ci saranno delle conseguenze dirette calcolando che il numero di "extracomunitari" che lavorano a Londra supera di gran lunga quello degli inglesi che stanno li. Io per esempio avendoci lavorato per più di tre anni non avrò problemi. Ero andata a Londra per imparare l’inglese, ma poi mi ci sono trovata talmente bene che sono ancora li. Londra è caotica e ti travolge, ma alla fine ti da un sacco di opportunità e soddisfazioni”.

 


| modificato il:

foto dell'autore

Stefania De Bastiani

SEGUIMI SU:

Leggi altre notizie di Vittorio Veneto
Leggi altre notizie di Vittorio Veneto

Dello stesso argomento

vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×