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31 agosto 2024

Cultura

Che voce le cicale di Giuseppina!

Appena stata nominata Ufficiale della Repubblica dal Presidente Mattarella, Giuseppina Casarin, è la direttrice del Coro delle Cicale, formato anche da vittoriesi

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Coro delle Cicale

Qualche giorno fa il presidente Mattarella ha scelto “trenta eroi quotidiani”. Tra questi un personaggio veneto, a cui è stato riconosciuto il merito di “facilitare attraverso il canto i rapporti tra persone di diverse culture. Si tratta di Giuseppina Casarin, veneziana di 65 anni, che dirige sia il Coro delle Cicale (composto da sole donne, tre delle quali vittoriesi), sia il coro Voci dal mondo, nato nella triste – ma multietnica periferia di Mestre/Marghera. Il 30 marzo prossimo riceverà da Mattarella il tutilo di Ufficiale al merito della Repubblica, ma il 3 marzo sarà a Vittorio Veneto col suo Coro delle Cicale.

Residente a Mirano, Giuseppina Casarin inizia ad appassionarsi al canto molto presto, facendone negli anni la sua professione. Insegna infatti in numerose scuole della provincia, lavorando inoltre con compagnie importanti come la compagnia delle acque di Gualtiero Bertelli, dove ha collaborato, tra i tanti, con Moni Ovadia. Da qualche anno in pensione non ha smesso di alimentare la sua passione per il canto, dirigendo alcuni cori conosciuti nella regione (coro delle cicale, voci dal mondo). Quest'anno ha poi inciso un disco, Vista da tera.

 

Cos'è il coro delle cicale?

“È un coro che nasce 10 anni fa (in provincia di Venezia) costituito da solo donne, circa una decina, provenienti da Veneto e Friuli. Ho scelto le donne perché ho osservato in loro un interesse particolare per questa musica, fatta di canzoni popolari di tradizione orale. Dai canti di lavoro, di immigrazione, amore, delle stagioni, ritualità, passioni e sentimenti.”

 

E il nome del coro da dove nasce?

Cicale nasce da un canto di mietitura “canta la cicale perché mata, canta la cicala perché cieca". Un canto utilizzato dai contadini durante la mietitura del grano nelle zone del centro Italia, tra l'Abruzzo e la Toscana.

 

L'altro coro che dirige è Voci dal mondo? Qual è la sua particolarità?

Voci dal mondo nasce qualche anno prima, nel 2008 a Mestre. Nasce nel quartiere vicino alla stazione, la zona più multietnica della città. All'interno del coro abbiamo più di 10 culture diverse, dall'est Europa (Romania, Ucraina, Moldavia) all'Africa. In questa attività cerchiamo di concentrarci sul tema delle migrazioni, rappresentandolo attraverso il canto. L'obiettivo è quello di avvicinare la gente a questo tema, sensibilizzarli, e ritengo che il canto sia una forma vincente di conoscenza della diversità, un modo per sentirsi tutti uguali, parte di una comunità in cui ognuno è a sostegno dell'altro. Nella tragicità dei canti, soprattutto di coloro che provengono dalla rotta mediterranea, emerge la tragicità di un viaggio che però a noi porta gioia. Gioia nella possibilità di scoprire una nuova cultura, nuove forme di canto popolare e di tradizione orale.

 

Il 3 marzo sarà qui a Vittorio, presso la casa dello studente per il progetto Ave Tera, che tipo di attività porterà?

Ave tera è un insieme di canti legati alla terra, al lavoro, alla fatica. Attraverso le loro vocalità, studiandole insieme attraverso un lavoro di ricerca, cerchiamo di comprenderli e di entrare nella loro funzione originaria. In essi troviamo spesso infatti dei collegamenti con la nostra quotidianità, ma anche con le nostre radici. Ci riportano a un mondo che non esiste più, che appartiene ai nostri nonni, ai nostri genitori, e che noi cerchiamo di riportare in vita attraverso il canto. Cerchiamo con essi di fare un percorso interiore per riscoprirci nel legame con i nostri avi. L'obiettivo è che il pubblico che ascolta entri in risonanza con questi canti, con qualcosa di antico che appartiene a loro, che emoziona, diventa partecipazione. Un presente che diventa vivo nel momento in cui questi suoni toccano le corde di ascolto. Ci sono poi altri momenti dell'attività in cui introduciamo dei versi di poeti contemporanei, Pasolini per esempio, attraverso la recita e il canto.

 

Filippo Tonello

 

 



 

 


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