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28 marzo 2024

Treviso

Colpita da Alzheimer precoce a 61anni, il caso raro a Treviso

E' finito in prima pagina nella rivista internazionale Journal of Alzheimer’s Disease

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Colpita da Alzheimer precoce a 61anni, il caso raro a Treviso

L'èquipe del Centro per i Disturbi Cognitivi  Cà Foncello

TREVISO - Un caso di Alzheimer precoce su una donna di 61anni trattato diagnosticato e trattato in modo eccellente dal Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) dell’Usl 2, è finito in prima pagina nella rivista internazionale Journal of Alzheimer’s Disease.

“Il caso è riferito a una signora di 61 anni - spiega il direttore del Centro Maurizio Gallucci - che si è rivolta al Centro lamentando l’insorgenza di difficoltà di memoria e di attenzione, oltre alla progressiva incapacità di utilizzare gli strumenti informatici previsti dalla sua professione”. L’età non anziana e la rapida progressione delle difficoltà cognitive con ricadute negative importanti sul lavoro e sulla qualità della vita della paziente, hanno indotto Gallucci e la sua équipe a studiare il caso da ogni punto di vista possibile, non lasciando nulla di intentato.

“Il caso si è presentato subito complesso - illustra Gallucci - mostrando aspetti di una malattia di Alzheimer a esordio precoce e atipico, con caratteristiche che richiamavano anche una demenza frontotemporale; anche le analisi genetiche non sono riuscite a distinguere tra le due malattie. L’ottimo lavoro di sinergia con Medicina nucleare ha consentito di dimostrare una cospicua deposizione di proteina amiloide nella corteccia cerebrale, accreditando maggiormente la diagnosi di una malattia di Alzheimer a esordio precoce e atipico. Ciò ha consentito di individuare la terapia più appropriata utilizzando i farmaci per l’Alzheimer che rallentano la progressione della malattia”.

I casi di Alzheimer precoce sono sempre più frequenti al Centro di Treviso che nel 2018 ha erogato oltre 5000 prestazioni: “I pazienti non sono solo anziani – spiega Gallucci - ma sempre più sono cinquanta-sessantenni che accusano l’insorgenza della demenza. Le forme a insorgenza precoce hanno spesso una predisposizione genetica alla malattia, la cui insorgenza è anticipata da stili di vita non salutari iniziati già in giovane età come l’uso di fumo, alcool, droghe e da concomitanti altri eventi come i traumi cranici”.

“I criteri e gli strumenti diagnostici si sono molto affinati negli ultimi anni, aumentando la sensibilità nel riconoscimento precoce di queste forme giovanili che prima erano magari interpretate tardivamente come malattia psichiatrica o depressione. La demenza si presenta in diverse forme cliniche e spesso l’esordio è subdolo, mostrando sintomi sfumati. Con il progredire della malattia ai deficit cognitivi che riguardano memoria, orientamento nel tempo e nello spazio, attenzione, funzioni esecutive, si associa la perdita progressiva dell’autonomia nelle attività della vita quotidiana, con conseguenze sia nella sfera personale sia in quella delle relazioni sociali e del lavoro”. “Pur non esistendo a tutt’oggi una terapia risolutiva per la demenza – prosegue - una diagnosi precoce ed accurata consente di mantenere più a lungo l’autonomia del paziente”.

L’approccio promosso dal Centro di Treviso è quello di aggredire la malattia da diversi fronti contemporaneamente: con la prevenzione attraverso l’attività fisica, la lettura, la dieta mediterranea e le socializzazione; con la diagnosi sempre più precoce; con la terapia farmacologica e stimolazione cognitiva; con il supporto psicologico al familiare a rischio di depressione grave; con la collaborazione con le Associazioni dei familiari, i Centri di Sollievo, le case di riposo e il Centro provinciale per il Volontariato.

 



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