Compagno di squadra positivo al Covid, ma per i ragazzi è caos tamponi: "Ad ogni giocatore date informazioni diverse"
Il caso di una squadra di calcio a 5 del territorio del distretto Ulss di Pieve di Soligo
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Benvenuti nella babele dei tamponi e dei protocolli anti-Covid, verrebbe da dire. Perché, nonostante i vari Dpcm, le linee guida e le circolari, alla fine tocca sempre un po’ arrangiarsi. Emblematico, in questo senso, il caso di una squadra di calcio a 5 del territorio del distretto Ulss di Pieve di Soligo.
La notizia della positività di un giocatore al Covid-19 è arrivata sabato sera, e ha messo in allerta tutti, dai giocatori alla società. “Quindi adesso che si fa?” si sono chiesti tutti sulla chat di squadra. Bella domanda, verrebbe sempre da dire.
Perché tutti i componenti della squadra, bene o male, si sono attivati per avvisare i datori di lavoro e il proprio medico curante, per un eventuale tampone. Peccato però che tutti abbiano ricevuto risposte diverse sul da farsi. C’è chi si è fatto fare normalmente una prescrizione dal medico per recarsi al punto tamponi, ma anche chi è stato più sfortunato. Ad un atleta, per esempio, è stato consigliato di mettersi in isolamento e di fare il tampone solo mercoledì.
L’ultimo contatto con il compagno positivo è avvenuto lunedì scorso, quindi esattamente una settimana fa. Ma si è conosciuto l’esito del tampone solo lo scorso weekend. Quindi il ragazzo messo in isolamento dopo il contatto con il positivo dovrà “scontare” solo pochi giorni a casa, a fronte di quasi una settimana trascorsa a vivere tranquillamente. Altri giocatori, invece, si sono sentiti dire che si possono recare al punto tamponi senza prescrizione medica, invece richiesta in tutti i Covid point, a meno che non si appartenga a certe categorie professionali o si ritorni da luoghi considerati a rischio. Il positivo ha comunque contattato l’azienda sanitaria, comunicando la propria positività.
E quindi? Lui è stato posto in quarantena, ma gli altri compagni si dovranno - in sostanza - arrangiare, automonitorandosi e facendosi prescrivere eventualmente un tampone dal proprio medico, senza essere contattati dall’azienda sanitaria. Questo perché, pare, i protocolli che valgono in Friuli- Venezia Giulia - dove abita il ragazzo positivo - sono diversi da quelli previsti in Veneto.
Riccardo D'Argento