Conclusi i restauri della facciata del Museo del Cenedese
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A distanza di 13 anni, la facciata affrescata del quattrocentesco Palazzo Pretorio di Serravalle, che ospita il Museo del Cenedese, torna a risplendere per forme e colori. Risale infatti al 1993 l’ultimo restauro, curato dalla prestigiosa ditta Velluti di Feltre, la stessa che ha curato l’odierna ripulitura e i ritocchi, che ha restituito a Vittorio Veneto uno dei gioielli della Marca trevigiana: la facciata, infatti, costituisce un esempio pittorico e scultoreo del periodo tardogotico pressoché unico nell'area veneta. Le decorazioni a motivi geometrici e naturalistici, con l'emblema del melograno, riflettono il tipico stile della bottega pittorica del grande decoratore Dario da Treviso. Ad esse si sommano le parti architettoniche scolpite o modellate a stampo con la terracotta, assai ben conservate, se si esclude l’altorilievo del Leone di San Marco, scalpellato durante l’occupazione francese del 1797. L’odierno restauro conservativo permette di leggere più agevolmente l’assieme; in particolare la raffigurazione della “Giustizia in trono” sulla facciata della torre romanica e la decorazione del quadrante dell’orologio posto più in basso, uno fra i più antichi d’Europa. L’opera conservativa, peraltro, è risultata assolutamente necessaria. Il grande sporto del tetto, a mensoloni lignei, è stato l'elemento che ha preservato il manto pittorico della facciata. Malauguratamente, però, il centro di Serravalle, come dimostrano le analisi chimiche condotte a suo tempo sugli affreschi, è uno dei luoghi urbani con il più alto tasso d'inquinamento della provincia di Treviso. Tale infelice situazione espone tutti gli edifici monumentali ad un degrado fortemente accelerato che ne minaccia, in tempi brevi, la sopravvivenza. La forte concentrazione di ossido di carbonio emesso dai gas di scarico delle macchine, veicolato dagli eventi meteorici e climatici (piogge, vento, gelo, sbalzi di temperature), si muta simultaneamente in agente aggressivo per le superfici decorate. Tale situazione, aggravatasi visibilmente negli ultimi anni, pone l'indilazionabile necessità di compiere interventi manutentivi alle superfici già restaurate per rimuovere i depositi inquinanti ridando coesione alle parti abrase e proteggendo in particolar modo le zone di reintegrazione pittorica che, essendo per legge attuate con tecniche reversibili, sono fatalmente più soggette all'usura e alla corrosione. L'attuale intervento ha ricucito le parti pittoriche del precedente restauro e ha sigillato i punti più fragili dove le malte di ripristino, degradate dall'affioramento dei sali (nitrati e solfati), erano state più marcatamente intaccate. L'esito di una precedente applicazione di idrossido di bario su tutta la facciata si è rivelato positivo per quanto concerne le superfici originali garantendo che un accorto e tempestivo monitoraggio, consentirà di preservarle anche in futuro. “Tutto ciò” – afferma l’Assessore alla Cultura, Fabio Girardello – “prova l’assoluta necessità di limitare al più presto e quanto più possibile lo scorrimento degli automezzi nel centro storico, e di trovare in tempi brevi la formula per incentivare il recupero delle facciate storiche che ancora conservino parte di affresco, com’è accaduto, fortunatamente, per Palazzo Troyer, di cui si stanno ultimando i lavori di restauro. Per quanto concerne la facciata del Cenedese, la nostra riconoscenza va anche alla Regione Veneto, che ha contribuito alla spesa manutentiva.”