29 marzo 2024
Alberta Bellussi | commenti |
La conquista del ciliegio.
La mamma di Maria amava vestirla con i vestitini tempestati di piccoli fiorellini di tutti i colori. I capelli erano raccolti da due folti codini chiusi da due palline colorate. Alla mattina i codini erano simmetrici e la riga che li separava era drittissima. Alla sera erano uno più basso dell’altro con tutti i ciuffetti che scappavano da tutte le parti perché Maria non stava mai ferma un attimo.
Era primavera e gli alberi iniziavano a riempirsi di colorati fiori. Primi i peschi, gli albicocchi, i peri e poi i meravigliosi ciliegi che la bimba amava. I ciliegi in fiore erano molto affascinanti perché gli alberi che si trovano nei campi di casa erano davvero enormi agli occhi della piccola. Lei aveva un rapporto speciale con le piante che adornavano giardino e campo. Conosceva il loro ciclo di vita la potatura, la fioritura e raccoglieva i saporiti fiori.
Maggio era il mese preferito da Maria. In quel mese era nata e in quel mese la natura dava il meglio di sé: fiori, piante e frutti.
La Gipotino era pronta, lucida nel suo colore passionale e i ciliegi si piegano dal peso dei frutti rossi e maturi.
Salire sugli alberi. Raggiungere i rami più alti era una delle grandi passioni di Maria.
Da lì si sentiva il capo di un veliero che solcava i mari. Quante avventure sul ciliegio dello zio. Quei piccoli frutti amaranto erano compagne di mille avventure; servivano da munizioni durante le traversate oceaniche.
Maria riusciva sempre, anche se spesso era la più piccina, a raggiungere la cima dell’albero maestro e prendeva in mano la guida della missione.
La sua fantasia era così smisurata e ricca che gli altri bambini, pur di stare nella magica nave di Maria, erano disposti a fare anche il marinaio o il mozzo.
Il tubo dello scotex, rubato alla mamma, permetteva di avvistare le navi di altri pirati che venivano abbattute a colpi di ciliegia.
Una volta nel grande cedro del Libano, davanti a casa, il nemico era venuto dall’alto. Maria, come i bravi capitani, aveva lasciato per ultima la nave. Per raggiungere terra velocemente si lanciò con il suo paracadute di dotazione. L’ombrello si piegò e il volo fu veloce e impetuoso. Maria piena di botte e dolorante, si alzò in piedi e sorrise. Pensò che l’ombrello non aveva svolto bene la funzione assegnatagli ma l’idea sembrava buona.
Non si era certo abbattuta per questo piccolo inconveniente anzi qualcosa di nuovo le balenava già per la testa. Maria chiamava gli alberi per nome e se li vedeva tristi li abbracciava anche.
Trascorreva ore a guardare come una formica poteva portarsi una enorme briciola di pane dentro la tana. Le lucciole la affascinavano assai. Sognava spesso che fossero delle piccole ballerine in miniatura con la gonna illuminata. Le vedeva tutte eleganti che piroettavano nel cuore della notte tracciando la strada agli insetti. E poi stanche e spossate spegnevano la loro lucina e andavano a letto.
I maggiolini erano dei buffi aerei con il motore molto rumoroso e scarcassato ma anche le cimici non erano da meno. Maria li osserva con tenerezza perché erano brutti e puzzolenti e nessuno li voleva. Però una notte accade che uno di questi verdi animaletti entrasse nella sua cameretta.
ZZZZZZZ, STOC STOC STOC , GNEEO
E Maria si chiedeva: “Ma che cavolo sta volando sopra la mia testa dentro la mia camera?”. Per un attimo pensò di essere stata presa d'assalto da una contraerea di esseri verdi o marroni che però non avevano molta capacità di manovra. Erano goffi e instabili. Maria nervosa e mezza addormentata pensò a una strategia di difesa da questo attacco dall'alto. Dalla contraerea si era staccato un solitario piccolo aereo verde e si divertiva a fare meravigliosi looping per la stanza. L’esserino continuava il suo volo sbattendo ovunque ma ad un certo punto sparì. Maria tornò a dormire e a partite con il suo lettino per il mondo dei sogni.
Lei si divertiva con tutti gli insetti la facevano fantasticare mondi strani e teneri.
Alberta Bellussi
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