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20 aprile 2024

Treviso

CONTRATTI COME FRUTTI: LA CGIL LANCIA L'ALLARME PRECARIETA'

"Solo 3 trevigiani su 20 assunti a tempo indeterminato"

| Mauro Favaro |

| Mauro Favaro |

CONTRATTI COME FRUTTI: LA CGIL LANCIA L'ALLARME PRECARIETA'

TREVISO – “Solo tre trevigiani su venti vengono assunti con un contratto a tempo indeterminato”. E' un vero e proprio allarme quello lanciato ieri dalla Cgil sulle precarie condizioni di lavoro cui sono costretti moltissimi cittadini della Marca.

Per il sindacato i numeri parlano chiaro: l'anno scorso nel trevigiano ci sono state 1.300 assunzioni a chiamata, 400 assunzioni di associazioni in partecipazione, oltre 10 mila assunzioni a progetto, collaborazioni coordinate continuative e collaborazioni occasionali, 23.527 assunzioni in somministrazione, 7.500 assunzioni in apprendistato, 70 mila contratti a tempo determinato e appena 19 mila assunzioni a tempo indeterminato.

“I contratti sono stipulati più volte – spiegano i sindacalisti – in tutto nella Marca si oggi stimano oltre 50 mila lavoratori precari”. Quanto basta per denunciare il fenomeno di occupazioni sempre più intermittenti. E di conseguenza sempre più instabili.

La Cgil l'ha fatto ieri organizzando un banchetto appena fuori porta San Tomaso. Un banco da fruttivendolo, dove a ogni frutto era associato un tipo di contratto atipico. Attraente ma allo stesso tempo insidioso. Parecchio insidioso. Soprattutto in questo periodo in cui il poco è meglio del niente.

Così, in vista della Giornata contro la precarietà di domani, i vaucher sono diventati ciliegie perché “uno tira l'altro”. Le partite Iva con monocommittente, “difficile fare una stima di quelle false”, delle fragole che “sembrano dolcissime, ma se sono un libero professionista perché lavoro da dipendente?”. Seguono poi i contratti a chiamata-kiwi: “Da mangiare senza buccia: lavoro solo quando mi chiamano e non capisco perché a volte non lo segnano nella busta paga”. Le associazioni in partecipazione? Delle “banane su cui si può scivolare”, visto che per essere assunti si deve versare una quota, con il timore che i conguagli portino addirittura a un saldo negativo.

Infine, quelli probabilmente più conosciuti. Il contratto a progetto: albicocche che possono lasciare un retrogusto amarognolo perché “promettono bene”, ma non sempre mantengono. I contratti a somministrazione: mele buone, ma che potrebbero nascondere dei buchi. E cosa dire del tempo determinato? Come un'anguria: “attenzione alle scorpacciate, perché gonfia”. L'apprendistato è una pera che “deve essere matura altrimenti è dura”. E, da ultimo, il contratto a tempo indeterminato: “albero da frutto” da coltivare.

 



Mauro Favaro

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