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24 aprile 2024

Treviso

Coronavirus, oltre 350 fabbriche trevigiane hanno chiesto la cassa integrazione: “Situazione senza precedenti"

Enrico Botter, Fiom Cgil Treviso: “Stiamo parlando di numeri mai visti prima"

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fabbriche trevigiane

TREVISO - “Ad oggi sono già arrivate oltre 350 richieste di Cassa integrazione ordinaria (Cigo) per Covid-19 dall'industria metalmeccanica trevigiana e di certo non è ancora finita”. Enrico Botter il segretario generale della Fiom Cgil di Treviso fa il punto della situazione delle aziende trevigiane. “Stiamo parlando di numeri mai visti prima, in particolare in un lasso di temo così concentrato".

Numeri che seguono all’ulteriore stretta del Governo sulle attività produttive con il decreto del 22 marzo 2020”. “Nelle principali aziende del nostro territorio – spiega Botter –, forti della preziosa attività sindacale portata avanti nelle ultime settimane dai Rappresentanti dei lavoratori, delle mobilitazioni organizzate e spontanee messe in piedi, specialmente la scorsa settimana, e non da ultimo proprio del decreto del 22 marzo, siamo riusciti a far rispettare il protocollo sulla messa in sicurezza del personale nei luoghi di lavoro e a portare alla chiusura quelle realtà dove questo non è fattibile o la cui produzione non è necessaria. Tutto questo al fine di tutelare la salute di tutti”.

“Tra le realtà industriali della Marca più rappresentative chiuse con specifici accordi o con la cassa integrazione si contano: De' Longhi di Treviso, Electrolux di Susegana, Sole di Oderzo, Stiga e Berco di Castelfranco Veneto, Texa di Monastier di Treviso, Irca-Rica e Permasteelisa di Vittorio Veneto. Solo queste insieme contano circa 6.500 dipendenti. Ma – aggiunge Enrico Botter –, sono moltissime, più di 350, le altre piccole e medie imprese trevigiane che hanno chiesto l’apertura della Cigo”.

“Una situazione senza precedenti nella storia recente del nostro sistema produttivo, come lo è l’impegno dei funzionari e delle RSU e RLS che nel pieno dell'emergenza hanno e stanno dimostrando grande senso di responsabilità e di concretezza nel tenere coesi i lavoratori, legittimamente preoccupati, e nel dialogo con proprietà e vertici aziendali. Come sempre ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto la nostra parte nel tutelare la salute e predisporre la sicurezza nelle fabbriche per chi ci lavora. Consapevoli che da lì passa la salute di tutti i trevigiani. Resta il dovere di vigilare sul territorio – continua Botter –, dal momento che ci sono ancora molte realtà che sfuggono al nostro osservatorio e che potrebbero pensare di farla franca provando ad approfittare dei punti deboli del Decreto e a rimanere aperte nonostante l’attività 'non essenziale' rischiando di allargare l’epidemia”.

“A tal proposito invitiamo ancora una volta tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici a segnalare alle organizzazioni sindacali e alle autorità competenti qualunque situazione illecita o quantomeno dubbia e a non esitare a fermarsi subito dall'attività lavorativa. La salute vale più di qualunque profitto – chiude Botter”.

 


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