"Qualora ci fosse una nuova stretta, con garanzia d'uso degli impianti solo per gli agonisti, non ci sarebbero le condizioni minime per tenere aperti i nostri centri. Di conseguenza l'intero sistema rischierebbe il collasso".

 

Così il presidente di Assonuoto, l'associazione che unisce i gestori delle piscine del Veneto, Alessandro Valentini, relativamente ai contenuti del Decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 18 ottobre in materia di nuove misure per il contenimento del Covid-19. Assonuoto e il comitato regionale veneto della Federnuoto evidenziano infatti come le piscine, nei cinque mesi successivi al lockdown, si siano dimostrate ambienti estremamente sicuri con zero casi di positività riscontrati fra gli oltre 6 milioni di presenze registrate nei 110 impianti del territorio regionale rimasti attivi nel periodo.

 

Nell'ultimo semestre, viene quindi fatto rilevare, la diminuzione media delle frequenze all'interno degli impianti si è attestata sul 40% e gli incassi si sono ridotti di una percentuale compresa tra 30 e il 50%. Da qui, concludono le associazioni di categoria, deriva il grave stato di sofferenza in cui un versa un sistema composto da 64 società che hanno impianti in gestione, 11400 tesserati come atleti, 3200 come tecnici e dirigenti e circa 6000 addetti tra dipendenti e collaboratori.