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18 aprile 2024

Conegliano

Covid, il gestore del bar di San Vendemiano vive nell'incertezza: "Non abbiamo più speranze"

Rabbia e frustrazione nelle parole di Massimo Pradella, del bar "Papi"

| Roberto Silvestrin |

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massimo pradella papi san vendemiano

SAN VENDEMIANO - Rabbia, incertezza e frustrazione. C’è tutto questo nel comprensibile sfogo di Massimo Pradella, gestore del bar “Papi” a San Vendemiano. “Non abbiamo più speranze ormai – dice -. Non si sa se ci fanno aprire o chiudere. Siamo in balìa dell’incertezza”. I ristoratori ora aspettano il nuovo Dpcm del Governo, che potrebbe introdurre nuove limitazioni per il loro settore. Ma, per ora, non c’è nulla di certo. Un’ulteriore difficoltà per tanti esercenti, visto che gestori di bar e ristoranti devono fare i conti, per esempio, con l’acquisto di cibi e bevande.

 

Sono qui con la margherita in mano – dichiara Pradella -. Apriamo o non apriamo? Con i fornitori come facciamo? È difficile lavorare così”. Secondo il ristoratore ci sarebbe un unico colpevole: il Governo. “Non ci hanno dato nemmeno il 10% del fatturato con i ristori, così fanno morire la ristorazione. Dovrebbero farci chiudere fino a marzo e darci il 40% del mancato fatturato”, sostiene il gestore del bar, che nei mesi scorsi – nonostante la crisi innescata dal Covid-19 – ha avuto il coraggio imprenditoriale di aprire un altro bar, sempre a San Vendemiano.

 

A Pradella non va giù quella che ritiene una disparità di trattamento. “Perché supermercati e grandi magazzini sono aperti? Il virus non è solo nei bar, anche le altre tipologie di attività dovrebbero organizzarsi con la consegna a domicilio”. Venerdì prossimo, a Treviso, andrà in scena una simulazione di apertura serale dei locali, dalle 20 alle 22: luci e musica accesa, sala preparata, un vero e proprio flash mob.

 

“Se fossi da solo lo farei anche io, ma devo pensare alle mie dipendenti – dichiara Pradella -. Il mio pensiero va alle ragazze che lavorano per me, perchè se ci fanno chiudere il locale rimangono senza lavoro”. “Lo Stato ha un doppio dramma sulla coscienza, quello sanitario e quello economico – continua -. Ci fanno chiudere a singhiozzo per non darci i ristori”.

 


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