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14 dicembre 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Crisi del legno: 54 chiusure in 4 anni

In 1.640 hanno perso il lavoro nell'ultimo anno, in questo settore

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Crisi del legno: 54 chiusure in 4 anni

PIEVE DI SOLIGO – 273.512 ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria, il +52% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (gennaio–agosto). La crisi morde il manifatturiero trevigiano e a soffrire di più è il settore del mobile, che vale il 23,6% del monte ore complessivo.

 

Il solo settore del legno, in un anno, dal luglio 2011 al giugno 2012, ha bruciato 1.640 posti di lavoro (saldo assunzioni-licenziamenti). E la cassa integrazione straordinaria è in diminuzione (-40,9% da gennaio-agosto 2011 a gennaio-agosto 2012), “perché le aziende chiudono e dalla cassa integrazione straordinaria si passa alla mobilità”, spiega Francesco Orrù, segretario generale della Filca Cisl di Treviso. Di crisi del settore del legno e dell’arredamento e di soluzioni per uscirne si parlerà venerdì 26 ottobre all’auditorium “Battistella Moccia” di Pieve di Soligo (in Piazza Vittorio Emanuele) dalle 9.30 alle 13 nell’ambito del convegno “Il sistema legno/arredamento del Quartier del Piave dal miracolo alla crisi: quale futuro?”, organizzato dalla Filca Cisl di Treviso.

 

53 aziende del legno e di mobili chiuse in quattro anni nel distretto del mobile del Quartier del Piave, un territorio che si estende sulla superficie di 11 Comuni e che è stato uno dei simboli del miracolo economico della Marca trevigiana e del Nord Est. A dicembre 2011, delle 370 aziende del settore registrate nel 2008 dall’Ufficio Studi e Ricerche della Camera di Commercio trevigiana ne erano rimaste 317: 53 imprese chiuse in 4 anni. Un dato al quale si aggiungono le chiusure e i fallimenti consumati nel corso di quest’anno: al mese di luglio, erano 10 le domande di Cassa integrazione straordinaria presentate da altrettante aziende del Quartier del Piave, interessando 571 lavoratori.

 

“Di queste aziende – spiega Orrù – due erano già chiuse, con conseguente licenziamento di 37 lavoratori, ma siamo a conoscenza anche di altre decine di piccole imprese, con due o tre dipendenti, che hanno chiuso i battenti nel corso del 2012”. Da questi numeri venerdì si partirà per analizzare la situazione di crisi che interessa il settore legno/arredamento nel Quartier del Piave, e, più in generale, nella Marca. Il dibattito sarà introdotto da Francesco Orrù, segretario generale della Filca Cisl Treviso. Si confronteranno Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, Fabio Sforza, sindaco di Pieve di Soligo, Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Unindustria Treviso, Mario Pozza, presidente di Confartigianato Marca Trevigiana e Franco Lorenzon, segretario generale della Cisl di Treviso. Coordina Laura Moro, Coordinatrice Formazione Area Nordest della Filca Cisl. Sono invitati sindaci e imprenditori del Quartier del Piave.

 

“Il settore del legno – afferma Franco Lorenzon - è il paradigma di questa crisi, e per la prima volta è stato investito in modo brutale da un processo di trasformazione strutturale. Per rimanere a galla ed essere competitive in un mercato sempre più globale, le aziende devono affrontare una variazione di scala, attrezzarsi per misurarsi con un orizzonte più ampio e investire sull’innovazione. Non basta ‘far passare la nottata’ per uscire dalla crisi: tutti devono assumersi un pezzo di responsabilità e impegnarsi per un obiettivo comune, quello di ridisegnare i contorni del nostro sistema produttivo”.

 

“Da un lato – aggiunge Francesco Orrù – va avviato un tavolo che coinvolga politica, istituzioni, enti locali, associazioni di rappresentanza, Camera di Commercio e università, per riprogrammare lo sviluppo del territorio trevigiano, dall’altro vanno attivati tavoli di settore per affrontare le peculiarità che ogni comparto porta con sé. In secondo luogo, le aziende del territorio devono iniziare a fare rete anziché continuare a farsi una concorrenza spietata: fare rete vuol dire trovare soluzioni comuni a problemi individuali, mettendo in campo una collaborazione attiva, portando a livello territoriale di distretto molte di quelle opportunità presenti a livello aziendale, conquistate con la contrattazione di secondo livello, a partire dal welfare integrativo”.

 


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