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28 marzo 2024

Cronaca

Cucchi, rischio processo per 8 carabinieri

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Cucchi, rischio processo per 8 carabinieri

La procura di Roma ha chiuso l'indagine sui presunti depistaggi nell’ambito del caso Cucchi, il geometra 31enne morto il 22 ottobre 2009 dopo essere stato arrestato per droga.

A rischiare il processo con le accuse a vario titolo - e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia - sono otto carabinieri fra cui il generale Alessandro Casarsa, allora comandate del Gruppo Roma, e Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma.

L'avviso di conclusione delle indagini, che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, è stato firmato dal pm Giovanni Musarò e dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Oltre a Casarsa e Sabatino, rischiano il processo Francesco Cavallo, all'epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all'epoca dei fatti maggiore dell'Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all'epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni a cui è contestato il reato di falso e di calunnia.

Secondo quanto si legge nel capo di imputazione della chiusura d'inchiesta, le falsificazioni delle note redatte dopo l'arresto di Cucchi, in particolare sulle condizioni di salute del geometra 31enne, sarebbero partite da Alessandro Casarsa, nel 2009 comandate del Gruppo Roma e avevano l'obiettivo "aggravante di volere procurare l'impunità dei carabinieri della stazione Appia, responsabili di avere cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi gli determinarono il decesso".

In particolare, Casarsa, Francesco Cavallo, Massimiliano Colombo Labriola, Francesco Di Sano, e Luciano Soligo sono accusati di falso ideologico. Secondo i pm "avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio, datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Stefano Cucchi", arrestato dai carabinieri di Roma Appia e portato nelle celle di sicurezza di Tor Sapienza, tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. "Casarsa, rapportandosi con Soligo, sia direttamente sia per il tramite di Cavallo, chiedeva che il contenuto della prima annotazione (redatta da Di Sano) fosse modificato - si legge nel 415bis - nella parte relativa alle condizioni di salute di Cucchi". 

Cavallo, inoltre, "rapportandosi direttamente sia con Casarsa che con Soligo chiedeva a quest'ultimo che il contenuto di quella prima annotazione fosse modificato". Soligo, secondo l'accusa, "veicolando una disposizione proveniente dal Gruppo Roma ordinava a Di Sano, anche per il tramite di Colombo Labriola, di redigere una seconda annotazione di servizio, con data falsa del 26 ottobre 2009 nella quale si attestava falsamente che 'Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura fredda/umida che per la rigidità della tavola del letto ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata per la sua accentuata magrezza' omettendo ogni riferimento alle difficoltà di deambulare accusate da Cucchi".

I carabinieri, sempre secondo la procura, sono accusati di falso anche per la nota di servizio, sempre del 26 ottobre del 2009 redatta dal carabiniere scelto Gianluca Colicchio (che non è indagato) "indotto a sottoscrivere il giorno dopo una nota in cui falsamente attribuiva allo stesso Cucchi 'uno stato di malessere generale, verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza', omettendo ogni riferimento ai dolori al capo e ai tremori manifestati dall'arrestato". 

 



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