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15 giugno 2025

Esteri

Dal Pacifico a Gaza, la Terra brucia: L’Occidente senza bussola

CESMAR Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima

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guerra

Il 10 giugno 2025 segna un giorno di fratture globali, con un epicentro devastante: l'implosione politica degli Stati Uniti. Questa crisi costituzionale non è un evento isolato, ma un potente catalizzatore che accelera le dinamiche di un mondo in difficoltà. Dalle strade infuocate di Los Angeles alle trincee ucraine, dalla competizione economica alla corsa agli armamenti, ogni tensione preesistente si aggrava. Il pianeta si ritrova così sull'orlo di un riassetto caotico, con equilibri di potere pronti a essere ridisegnati.

Evento Clou: L'America di Fronte a Sé Stessa
L'epicentro della giornata è Los Angeles, dove la decisione del Presidente Trump di schierare i Marines contro i manifestanti anti-immigrazione segna un'escalation senza precedenti. Questo atto trasforma una crisi politica e sociale in un vero e proprio scontro costituzionale, monopolizzando l'attenzione globale. Lo scontro frontale con il Governatore Gavin Newsom, che lancia pesanti accuse di "deriva autoritaria", proietta l'immagine di un'America profondamente spaccata, il cui patto federale vacilla. Questo dramma interno non solo infiamma le piazze di altre metropoli, ma mette in dubbio la stabilità e l'affidabilità della leadership americana. Si crea così un pericoloso vuoto di potere sulla scena internazionale, costringendo alleati e avversari a ricalibrare le proprie strategie di fronte a una superpotenza paralizzata e imprevedibile.

Geostrategia e conflittualità
Mentre la paralisi interna americana cattura l'attenzione globale, i fronti di conflitto internazionali si intensificano con violenza, disegnando uno scenario di tensioni esplosive. In Ucraina, la Russia compie un "salto qualitativo", lanciando una vasta offensiva sulla regione industriale di Dnipro con l'obiettivo strategico di mutilare il cuore economico del paese e il suo accesso al mare. Questa mossa è accompagnata da brutali attacchi aerei su Kyiv e Odesa, dove è stato colpito anche un reparto maternità, dimostrando che il conflitto è lontano da una soluzione. La guerra si evolve anche con audaci attacchi di droni ucraini in profondità nel territorio russo, a cui un Occidente frammentato fatica a dare una risposta unitaria. Contemporaneamente, il Medio Oriente è un conto alla rovescia verso l'esplosione. L'imminente scadenza dell'ultimatum di Israele per un attacco militare contro l'Iran rende la situazione estremamente volatile, con i negoziati sul nucleare in stallo e una telefonata tra Trump e Netanyahu che non placa i timori di un'azione unilaterale. Sullo sfondo, la cronica tragedia di Gaza persiste con la morte di civili in cerca di aiuti, mentre un riassetto strategico è già in atto: la reintegrazione della Siria nel sistema SWIFT rafforza l'asse Damasco-Teheran-Mosca. Nell'Indopacifico, Pechino alza il tiro in modo plateale. L'invio senza precedenti di due gruppi da battaglia di portaerei vicino al Giappone, con un'incursione deliberata nella sua Zona Economica Esclusiva, è una chiara e diretta sfida alla supremazia navale americana e alla stabilità regionale. A completare il quadro di fragilità globale, un attentato in una scuola a Graz ricorda che la minaccia alla sicurezza, anche nel cuore dell'Europa, può provenire dall'interno.

Geo-economia: La Guerra Totale per la Sicurezza e le Risorse
La competizione geo-economica è ormai una guerra totale, combattuta su fronti multipli e guidata da un nuovo paradigma: la sicurezza ha superato l'efficienza. Questo scontro è acuito dalla crisi deflazionistica cinese, le cui guerre dei prezzi interne minacciano di contagiare l'economia globale. Il campo di battaglia principale è la rivalità USA-Cina, dove i fragili colloqui commerciali di Londra non mascherano la durezza della contesa. Questa si manifesta su più livelli: • Industriale. I produttori cinesi come BYD sconfiggono Tesla sul mercato di massa, mentre il brand premium Denza lancia la sua offensiva in Europa. • Tecnologico e delle Risorse. Il quasi-monopolio cinese sulle terre rare costringe l'Occidente a una disperata corsa per la diversificazione. Nel frattempo, Pechino conduce vaste campagne di hacking ("Salt Typhoon") e valuta l'uso delle biotecnologie come arma di guerra. • Energetico. Gli USA mostrano una politica contraddittoria, spingendo per la "dominance" petrolifera mentre l'amministrazione Trump affossa i progetti di eolico offshore, creando incertezza sulla transizione verde. Questa guerra mette a dura prova le arterie del commercio globale. Le catene di approvvigionamento sono in difficoltà, con la flotta mercantile condizionata da attacchi come nel Mar Rosso o da incendi su navi cargo. La vulnerabilità delle rotte marittime e dei cavi sottomarini rende il loro controllo un obiettivo strategico primario, esponendo la fragilità di nazioni come l'Australia, prive di una propria flotta mercantile degna di questo nome. Infine, la competizione si estende alla sovranità industriale e della difesa. La geopolitica si gioca nei cantieri navali, come dimostra l'acquisizione dell'australiana Austal (fornitore U.S. Navy) da parte della sudcoreana Hanwha, e nei contratti militari, con Trump che cerca di sabotare il progetto GCAP offrendo l'F-47 al Giappone. In risposta, l'Europa tenta di rafforzare la propria autonomia con partnership strategiche come quelle tra Leonardo, Nokia, ELT Group ed EDGE.

Geopolitica e Relazioni Internazionali: Un Mondo senza Bussola
L'architettura delle alleanze globali è in piena ridefinizione, disegnando un mondo senza bussola. Il catalizzatore di questa trasformazione è il drammatico allarme lanciato dal nuovo Segretario Generale della NATO, Mark Rutte: la Russia potrebbe attaccare l'Alleanza entro il 2030. La sua chiamata a un riarmo senza precedenti, spingendo la spesa militare fino al 5% del PIL, è una risposta a una duplice pressione: da un lato, l'aggressività di Mosca; dall'altro, l'inaffidabilità della presidenza Trump. L'ambivalenza di Washington sull'Articolo 5 e il suo smantellamento delle norme di deterrenza informatica spingono gli alleati europei a una corsa al riarmo che potrebbe avere costi imprevisti per gli stessi Stati Uniti. Le reazioni a questa nuova realtà sono immediate ma frammentate. Il Canada compie un atto di ostilità diretta, confiscando un cargo aereo russo per donarlo all'Ucraina. L'UE, pur varando un 18° pacchetto di sanzioni contro Mosca, ne vede l'efficacia sempre più messa in discussione. Nel frattempo, le divisioni interne al continente si approfondiscono, come dimostra lo scontro politico in Polonia, alimentando un cruciale dibattito sul futuro dell'Europa, sospesa tra la ricerca di un'autonomia strategica e il timore di un "servilismo" verso un'America sempre più imprevedibile.

Analisi dei Teatri Operativi
• Mediterraneo Allargato. È il teatro più incandescente, una vera e propria "pentola a pressione" dove convergono le crisi più acute. Qui si saldano il fronte ucraino sul Mar Nero (con attacchi su Odessa), la potenziale deflagrazione tra Israele e Iran, la cronica crisi umanitaria a Gaza e l'instabilità in Libia, dove Russia e Turchia competono per l'influenza. Il riassetto strategico, con la reintegrazione della Siria, e la pressione costante sulle rotte del Mar Rosso rendono quest'area, come definito dall'Ammiraglio Credendino, un "Mediterraneo conteso" dove la sicurezza energetica e militare dell'Europa è direttamente minacciata.
• Heartland Euro-asiatico. Dominato dalla postura aggressiva della Russia, ideologicamente motivata e con una sorprendente resilienza economica, e dalle ambiguità della Cina. Pechino proietta forza militare all'esterno, anche con azioni di spionaggio, per mascherare il suo principale tallone d’Achille: una crescente fragilità economica interna. In questo scontro tra giganti, attori come il Kazakistan cercano di ritagliarsi un'autonomia strategica potenziando rotte alternative come il corridoio Trans-Caspico per bypassare Mosca.
• Indopacifico. Epicentro della competizione sino-americana, questo teatro vive una militarizzazione accelerata. È una partita a scacchi ad altissimo rischio, segnata da mosse audaci come l'invio di due portaerei cinesi vicino al Giappone e la risposta legislativa USA per rafforzare la propria flotta. Un "arco di crisi", che comprende le tensioni nello Stretto di Taiwan e l'instabilità politica nelle Filippine, preoccupa Washington. In questo scontro, la neutralità strategica di attori chiave come Indonesia e Vietnam diventa un fattore decisivo.
• Teatro Boreale-Artico. Cessa di essere un'area "congelata" per trasformarsi in un fronte attivo di contenimento e competizione strategica. L'intenzione di Mosca di sfruttare e militarizzare la rotta del Mare del Nord è resa evidente dalla prima navigazione della sua nuova petroliera rompighiaccio verso il progetto Vostok Oil. La risposta della NATO è altrettanto chiara: la decisione del Canada di accelerare l'aumento della spesa militare è un segnale diretto della rinnovata importanza strategica del fronte artico.
• Teatro Australe-Antartico. Sebbene oggi meno visibile, questo teatro rappresenta uno scacchiere strategico di lungo termine la cui importanza è destinata a crescere con l'intensificarsi della competizione globale. Il suo valore risiede nel controllo delle rotte commerciali meridionali e nella crescente contesa per le risorse, da quelle ittiche (come dimostrano i recenti arresti) a quelle, ancora inesplorate, dei fondali marini.

Conclusioni e Possibili Sviluppi
Il mondo trattiene il fiato, con tre fronti da monitorare attentamente: 1. La crisi USA: L'evoluzione dello scontro tra Trump e gli stati federali è il fattore più imprevedibile. Un'escalation potrebbe avere conseguenze devastanti sulla politica interna ed estera americana, creando un vuoto di potere globale. Lo sviluppo nelle prossime ore a Los Angeles è cruciale. L'eventuale invocazione dell'Insurrection Act da parte di Trump aprirebbe uno scenario da guerra civile, con conseguenze globali incalcolabili.
2. La guerra in Ucraina: L'intensificazione degli attacchi russi potrebbe provocare una reazione su larga scala da parte di Kyiv e dei suoi alleati, riaccendendo il conflitto. L'Offensiva Russa su Dnipro: Il successo o il fallimento di questa nuova fase della guerra in Ucraina determinerà le future mosse di Mosca e la tenuta del supporto occidentale a Kyiv.
3. L'economia cinese: L'esito dei colloqui commerciali a Londra e la capacità di Pechino di gestire la deflazione determineranno la stabilità economica globale nei prossimi mesi.
4. L'Ultimatum a Teheran: La scadenza fissata da Israele è il più imminente e pericoloso flashpoint internazionale. Un attacco israeliano scatenerebbe una guerra regionale con il potenziale coinvolgimento diretto delle grandi potenze.
5. L'Escalation nell'Indopacifico: La mossa cinese con le due portaerei richiede una risposta da parte di USA e Giappone. Un errore di calcolo o un incidente navale potrebbero innescare una crisi militare diretta tra le superpotenze
La giornata del 10 giugno si chiude con una certezza: l'ordine globale è entrato in una fase di turbolenza. Le fondamenta scricchiolano e la probabilità di shock improvvisi e destabilizzanti è ai massimi storici. I prossimi giorni saranno decisivi.


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