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19 aprile 2024

Treviso

Dalle vittorie, ai fallimenti fino alla rinascita: la storia senza filtri di Riccardo Pittis

L'ex capitano della Benetton Basket, icona della pallacanestro, si racconta nel suo libro "Lasciatemi perdere"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Riccardo Pittis

TREVISO – Il suo nome è leggenda per i tifosi del basket a Treviso. Riccardo Pittis, uno dei più forti giocatori del basket italiano nel periodo dalla metà degli anni Ottanta fino ai primi anni Duemila, a Treviso e Milano, città dove ha giovato e vinto decine di trofei, è un’icona degli anni d’oro della pallacanestro italiana. L’ex capitano della Benetton basket si racconta in un libro autobiografico “Lasciatemi perdere” ROI Edizioni, usicto nei giorni scorsi in libreria.

“Una storia senza filtri, dalle vittorie, ai fallimenti, fino alla rinascita”, racconta Pittis che, con umorismo e grande lucidità, condivide il suo percorso di crescita interiore e professionale. Il libro racconta la storia di un ragazzo cresciuto in una famiglia come tante, nell’Italia degli anni Settanta, e destinato a diventare un’icona del basket. Per vincere, racconta, sacrifica tutto. Negli anni ’80 gioca nell’Olimpia Milano – squadra che vive in quegli anni il “periodo aureo” del basket moderno e rappresenta, infatti, il sogno per qualunque cestista. L’incontro fortunato tra la squadra di basket più importante del panorama italiano e la determinazione di Pittis non poteva che portare a grandi risultati. “Ogni campione dello sport è un drogato - scrive nelle prime pagine del libro - e quindi lo ero anche io. Ma niente equivoci, non mi facevo di sostanze illegali, le mie droghe erano perfettamente naturali, e autoprodotte. Ci pensava il mio corpo superstimolato da un costante turbine di emozioni inebrianti. Noi sportivi proviamo emozioni fra le più intense, viviamo in una condizione alterata di euforia, entusiasmo, trepidazione ed estasi che pochi altri individui sperimentano nel corso della vita”. Quel ragazzo gracilino, soprannominato “Acciughino”, ha dimostrato che non esistono ostacoli quando hai passione, determinazione e ti nutri di quell’euforia. 

Ma anche i sogni più grandi sono destinati a tramontare, così, all’apice del suo successo sportivo, Riccardo Pittis si scontra con un avversario rimasto finora nell’ombra, sempre in agguato: il fallimento. Dall’Olimpia Milano passa alla Benetton Treviso e nel 1993 riparte con una nuova squadra. Qui pian piano ritrova un equilibrio che si rivela ben presto precario: impara così che alla vittoria fa sempre da contraltare la sconfitta. “Solo quando ho smesso di giocare ho capito il vero senso della sconfitta - scrive - Non che prima non l’avessi mai sperimentata, s’intende. Avevo perso le mie partite e le mie finali, come tutti, ma non ne avevo mai tratto la lezione fondamentale: la verità della sconfitta io l’ho capita solo dopo, quando mi sono sfilato le scarpe da basket e sono entrato nella seconda fase della mia esistenza, in cui vincere è un concetto più elusivo che nello sport”.

La sua più acerrima nemica è stata per un periodo padrona anche della sua vita personale: stava per mangiarsi tutto, ma il campione si riscopre piano piano, risale dal suo baratro e ricomincia una nuova vita. Senza le sconfitte, senza i rocamboleschi insuccessi che si sono susseguiti nel corso della sua vita, che racconta con grande sincerità nel libro, forse Riccardo Pittis non avrebbe trovato la sua vocazione: diventare un apprezzato speaker motivazionale, coach e consulente per mettere al servizio degli altri la sua esperienza di uomo e di sportivo. “Possiamo lasciare che le nostre sconfitte ci insegnino a cambiare per il meglio e poi vincere di nuovo. Possiamo concederci tutto questo. Possiamo lasciarci perdere”.

 


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Isabella Loschi

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