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29 marzo 2024

Treviso

EDITORIALE - Il ministro dà i numeri sulla scuola: "Il 93,4% delle classi sono in presenza"

Intanto, solo in provincia di Treviso oggi ci sono 2.311 le classi con casi Covid con oltre 10mila studenti positivi

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

bambina con mascherina

EDITORIALE – Oggi il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nel corso dell'audizione in Commissione Cultura alla Camera ha affermato che: "Abbiamo un grado di copertura dell'82,1% su 374.740 classi. Ad oggi alle 12 abbiamo il 93,4% delle classi in presenza, di cui 13,1% con attività integrata per singoli studenti a distanza. Classi totalmente a distanza sono il 6,6%".

Fin qui nulla di strano se non fosse che ieri il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, viceversa sosteneva che: "Attendiamo con ansia i dati del Ministero dell'Istruzione. Fermo restando che è giusto e corretto che competa al Ministero dare i dati, in base a quanto riferitoci dai nostri colleghi in Italia il 70 per cento delle classi è in didattica digitale integrata. Su 400mila classi totali, dunque 280mila sono in ddi". 

Ora è evidente che la differenza tra i due dati sia stratosferica e soprattutto incomprensibile! È palese che i conti non tornino, soprattutto se guardiamo a cosa succede nella nostra provincia dove ieri avevamo ben 1.824 classe interessate da provvedimenti sanitari. Un dato che già oggi è aumentato e di parecchio visto che dall’Ulss 2 Marca Trevigiana ci fanno sapere che ora le classi con casi Covid sono schizzate a 2311, di cui 756 quarantene, 430 monitoraggi, 930 auto sorveglianza e 195 quarantena più monitoraggi: in totale 10mila studenti positivi. 

Indiscutibilmente la nostra provincia ha una situazione peggiore di altre visto che in quelle di Padova e Verona la media di classi con contagi è di 700: quindi nella Marca il valore è più del triplo rispetto ad altre zone del Veneto. Ma resta il fatto che non si capisce come ai presidi risulti un 70% di classi in didattica a distanza ed al ministro meno del 10%. Urge un chiarimento! I cittadini non sono allocchi a cui rifilare dati a piacere per mitigare le reazioni dell’opinione pubblica o viceversa scatenarne l’indignazione. Milioni di famiglie in Italia si aspettano chiarezza sulla situazione sanitaria nelle scuole.

Non si può chiedere ai cittadini di affidare alle istituzioni il loro bene più prezioso, vale a dire i figli, senza garantire certezze su quanto la pandemia stia condizionando l’attività nella scuola. Analogamente insegnati e personale non docente, al pari di studenti e famiglie, attendono informazioni veritiere e oneste.

Ministro e presidente dell'Associazione nazionale presidi sono entrambi figure autorevoli ma è evidente che uno dei due non la racconta giusta. Ora, il problema non è chi dei due fa più bella figura con i dati resi pubblici ma di quanto rischia chi studia o lavora nell’ambito dell’istruzione, mettendo a repentaglio la propria salute quando varca la porta di una scuola! Un problema chiaramente tutt’altro che trascurabile.

È universalmente noto che anche l'animale più comune ha come priorità di preservare la propria specie, salvaguardando i cuccioli, perché la prole è la ricchezza più grande. Sembrerebbe quindi scontato da parte di autorevoli appartenenti all’Homo sapiens sapiens analoga attenzione ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, insomma, a chi in un paese rappresenta il futuro. Ma, da questa assurda incongruenza d’informazioni quello che invece emerge è tutt’altro, circostanza a dir poco vergognosa!
 

 


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