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24 aprile 2024

Conegliano

Freddo e gelate, danni ai vitigni: "Possibili danni del 20-30% per il glera del Prosecco Doc"

La gelata di questo mese di aprile, in piena primavera, è stata la seconda degli ultimi cinque anni

| Roberto Silvestrin |

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Freddo e gelate, danni ai vitigni:

CONEGLIANO - Agricoltura e gelate tardive, brutta storia. Soprattutto per le piante in piena fioritura, come è accaduto nei giorni scorsi nel Veneto per kiwi, peschi, meli, ciliegie, susine e in parte anche per le viti di pianura limitatamente alle varietà precoci. Perdipiù, la gelata di questo mese di aprile, in piena primavera, è stata la seconda degli ultimi cinque anni, dopo quella del 2017, contro le sette registrare dal 1960 al 2016.“Il Prosecco Doc (Glera) lamenta possibili danni del 20-30%, mentre nel padovano, nelle zone di Conselve e Merlara, l’incidenza dovuta al gelo potrebbe essere addirittura superiore”, si legge nella nota diffusa oggi da Veneto Agricoltura.

 

“Le gelate dei giorni scorsi hanno risparmiato le viti di collina, ma qualche preoccupazione arriva da alcune aree di pianura relativamente ai vitigni delle varietà precoci – spiega Diego Tomasi del Crea Viticoltura ed Enologia di Conegliano -. Il forte abbassamento delle temperature è giunto dopo un periodo caratterizzato da una prolungata siccità, tanto da mettere le piante in una situazione di sofferenza idrica. Le gemme e i germogli si sono presentati al gelo molto asciutti”.

 

“Le gemme che hanno subito i danni maggiori – continua Tomasi - sono state quelle apicali dell’archetto o del cordone in via di formazione, vale a dire quelle più idratate in quel momento, perché è proprio lì che si accumula la linfa”. La prolungata siccità, in questo caso, ha ridotto al minimo i danni alle piante, che si sono concentrati appunto nella parte terminale. “Un altro aspetto che ha contribuito a limitare i danni alle viti di collina nel trevigiano, nei Colli Berici, nel vicentino e nel veronese è che la gelata di aprile è stata accompagnata da una discreta ventilazione e da un basso tasso di umidità”, – sottolinea Tomasi. “Servirebbe ora un deciso innalzamento delle temperature – conclude il ricercatore –, in modo da dare una spinta al germogliamento”.

 



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Roberto Silvestrin

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