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18 aprile 2024

Treviso

Frode alimentare, ordinavano merce all’ingrosso ma non la pagavano

Cinque denunciati, otto le ditte coinvolte: ci hanno rimesso 170mila euro

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Frode alimentare, ordinavano merce all’ingrosso ma non la pagavano

TREVISO – Erano state create due società fittizie tramite la quali la merce veniva ordinata all’ingrosso e subito rivenduta, ma non veniva pagata ai fornitori.

Un meccanismo scoperto dalla squadra mobile della Questura di Treviso che ha portato alla denuncia per truffa aggravata di cinque persone.

A farne le spese otto ditte del Padovano e della Lombardia che, tramite un agente di commercio assoldato dall’organizzazione, a fronte di un primo ordinativo andato a buon fine, avevano consegnato quantitativi più ingenti di merce, che però poi non erano stati pagati. Complessivamente si parla di 170mila euro di alimentari, si spazia dai prodotti per la pizza alle carni.

 

Erano stoccati, a volte anche solo per mezz’ora, il tempo di piazzarli sul mercato, in due depositi dotati di celle frigo a Frescada e a Casale sul Sile.

Il magazzino di Frescada era di proprietà del nipote di Franco Battaggia, trevigiano 66enne con diversi precedenti alle spalle. Nella pescheria del nipote di Battaggia, 38 anni, veniva appunto stoccata la merce in attesa di essere piazzata. Per quanto riguarda invece il magazzino di Casale sul Sile, la ditta proprietaria è risultata estranea ai fatti.

 

La mente dell’organizzazione era un casertano, Carlo Bernardo, 54 anni. A lui erano intestate le false ditte, una, la “Riva”, risultava sulla carta avere sede a Venezia, l’altra, la “Tecniche Modulari”, a Roma.

Oltre ai Battaggia e a Bernardo sono stati denunciati sempre per truffa anche l’agente di commercio che si era proposto come intermediario con le ditte truffate, un 49enne trevigiano, ed un autotrasportatore di origine siciliana di 46 anni.

 

A far scattare le indagini è stata la denuncia di uno degli imprenditori finiti nella ragnatela dell’organizzazione, titolare di una ditta di Codevigo, nel Padovano.

La merce non ha fatto in tempo ad essere sequestrata: era già finita nei negozi delle province di Treviso e Venezia.

 

Nella foto la conferenza stampa della squadra mobile di Treviso

 


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