GARIBALDI: «SONO ANCORA QUA. EH GIÀ»
Sul prossimo numero del Quindicinale un’intervista esclusiva all’eroe dei due mondi
CAPRERA - Con la saggezza dei grandi vecchi (soprattutto di quelli che non ci sono più), ha risposto a un po’ di domande. Dapprima bofonchiando, poi prendendoci persino un po’ in giro. Il fatto è che noi, in vista di questi 150 anni dell’Unità d’Italia, volevamo qualche testimonial speciale.
Qualcuno a cui far spegnere le candeline sterili delle polemiche. Qualcuno di davvero rappresentativo. E poiché intorno ce n’erano rimasti pochi a cui chiedere lumi (Cavour e Mazzini avevano scelto qualche trasmissione televisiva) siamo andati a svegliare lui: Garibaldi.
Pur essendo ormai ridotto pelle-e-ossa (più le seconde che la prima), Garibaldi non si è stupito più di tanto della bagarre che ha accompagnato la decisione governativa di rendere il 17 marzo 2011 festa nazionale. Secondo Garibaldi è inevitabile che un tale anniversario, anzi che l’unificazione del paese, sia celebrata da alcuni e denigrata da altri.
Perché? Be’: il motivo lui l’ha detto chiaramente. Ma l’intervista l’ha riservata al numero del Quindicinale in distribuzione dalla prossima settimana. Curiosi?
edr