13 dicembre 2024
Gerusalemme, ci sono di nuovo. Questa volta, tuttavia, passeggiando tra Jaffa Road e il mercato Mahane Yehuda, mi pare di essere nella Praga degli anni ‘40. Questa è Gerusalemme, un vivere più luoghi e tempi insieme. Salire sul modernissimo tram, quello che prendo per arrivare al mercato direttamente dalla stazione degli autobus di Gerusalemme Est, è veramente fare un salto spazio-temporale. Lasci la parte araba, attraversi la stazione degli autobus in una specie di zona franca arrivi alla corrispondente fermata del tram, e in pochi attimi, non appena sali, tutto cambia: lingue - non più arabo ma ebraico misto alle lingue d’origine dei recenti immigrati (ebrei) – volti, cultura e di conseguenza abiti diversi. Mi trovo seduta tra un ebreo ultraortodosso vestito di tutto punto – sembra uscita da uno dei disegni di Luzzatto che casualmente vedrò tra qualche ora – e una ragazzina-barbie in shorts…smarrimento totale la prima volta, ovviamente. Arriviamo al mercato coperto, dove gli acquirenti locali si mescolano ai turisti-parenti-americani di qualche residente, ai quali sembra di essere a Disneyland… inebriati dai colori e dai profumi - che poi non sono per niente diversi da quelli del mercato arabo della Città Vecchia – cerco di sgusciare fuori quando vengo fermata da una signora russa di mezza età che, senza pensarci un attimo, mi chiede informazioni ovviamente in russo rimanendo peraltro seccata dal mio “I don’t speak russian”…la mia identità vacilla, ricordando l’esperienza avuta alla vigilia dello Yom Kippur con il rabbino…d’altronde, non parlare russo in quella parte della città, mi rendo conto solo dopo, è un problema: gli immigrati ebrei-russi sono talmente numerosi ed orgogliosi delle proprie radici che non ci pensano proprio ad integrarsi. E così giornali in lingua russa, negozi bilingui, e qualcuno che s’arrabbia pure perché non lo capisci..
Decidiamo di proseguire perché si è fatto tardi rispetto all’obiettivo finale: trovare “Il Tempio degli Italiani”, cioè il museo con annessa sinagoga “di rito italiano”. Non una sinagoga a caso, ma proprio la ricostruzione a Gerusalemme della Sinagoga della nostra Conegliano! Così, camminando sotto un sole cocente, finalmente arriviamo a destinazione: ci accoglie un signore molto simpatico che, scambiandomi da ebrea, mi fa entrare gratuitamente al museo essendo, gli dico, originaria della zona di Conegliano, ed io in cambio gli racconto un po’ di informazioni che ho al proposito. In un battibaleno mi chiede di individuale attraverso internet il luogo della sinagoga (che si trovava all’inizio di via Caronelli) . Arrivati da Gerusalemme a Conegliano, grazie alla tecnologia, in pochi secondi, vediamo la fine di Via XX Settembre, e da lì guido il mio amico a zoomare sulla targa presente sull’edificio che ospitava il luogo di culto. Risultato: il mio amico-custode si commuove e mi confida che sta per partire per Venezia, ospite della comunità ebraica locale, e che nel suo viaggio è compresa anche la visita di Conegliano, prima di raggiungere i parenti in Svizzera dove trascorrerà Rosh ha-shana (il Capodanno ebraico). Entrata nella sinagoga ci lascia da soli pochissimo perché, con un italiano misto allo spagnolo, ci illustra nel dettaglio la stanza e le decorazioni, oltre che la storia dell’arrivo di questa sinagoga a Gerusalemme. Ci congediamo con una notizia che mi lascia letteralmente senza parole: la sinagoga di Conegliano è la seconda sinagoga più bella di Israele. E già qui, l’orgoglio trevigiano…ma la prima, la più bella, quella che un milionario ebreo americano ha voluto replicare a casa sua, è la Sinagoga di….Vittorio Veneto! La domanda, come direbbe qualcuno, sorge spontanea: ma quanti vittoriesi sapevano dove era finita la sinagoga della loro città? E che fosse ritenuta “la più bella d’Israele”? Talmente bella che è conservata nel museo più importante del Paese, l’Israel Museum. Viste le sorti dell’antico ghetto ebraico di Salsa, direi che ce n’è da meditare…
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Silvia Tomasi
23/07/2013 - 19:27
Lettura consigliata
se vuole conoscere la storia del ghetto di Ceneda si può documentare su:
EBREI NEL VENETO ORIENTALE, Conegliano, Ceneda e insediamenti minori. di Giovanni e Silvia Tomasi _ Giuntina editore Firenze 2012 __
Il saggio offre la storia documentata dei piccoli insediamenti ebraici del Veneto orientale, dal tardo Trecento al Novecento, dispersi nella parte orientale delle odierne Province di Belluno, Treviso e Venezia. Per prime sono studiate le due comunità maggiori, cioè quelle di Conegliano e di Ceneda di Vittorio Veneto e poi i nuclei di banchieri, artigiani o mercanti sparsi in tutto il territorio. Si tratta degli attuali Comuni di Belluno, che nel 1386 ebbe il primo banco di prestito ebraico in questa zona e la cui condotta risulta sinora la più antica ancora conservata del Veneto, poi di Cison di Valmarino, Cordignano, Lentiai, Meduna, Motta di Livenza, Oderzo, Portobuffolè, Portogruaro, S. Lucia di Piave, S. Polo di Piave, Serravalle di Vittorio Veneto, Susegana, e infine anche Caneva e Sacile in Friuli.
Si viene così a colmare un vuoto bibliografico, alcuni di questi insediamenti erano infatti già stati oggetto di brevi monografie specialistiche, ma di altri si trovavano solo casuali tracce nella pubblicistica e la metà erano totalmente ignoti, non si sapeva neppure che fossero mai esistiti.
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