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19 aprile 2024

Mogliano

Lavoratori sfruttati nei vigneti e costretti a vivere in alloggi senza luce e riscaldamento: 4 arresti

Colpiti dai provvedimenti due uomini e due donne di un’azienda esercente nel settore agricolo con sede legale a Treviso

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caporalato

RONCADE - Dalle prime ore del mattino è in corso un’operazione anti caporalato dei Carabinieri della stazione di Roncade, con il supporto della compagnia di Treviso e del Gruppo Carabinieri Tutela del Lavoro di Venezia.

I carabinieri, dopo mesi di indagine, coordinate dalla Procura di Treviso, hanno dato esecuzione nell'ambito delel province di Trevido e Perugia, a 4 misure cautelari in carcere, nei confronti di altrettanti soggetti, due di nazionalità pakistana e due donne di nazionalità italiana e spagnola, responsabili a vario di titolo di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in concorso, incendio aggravato e violenza privata tentata, ai danni di dieci cittadini pakistani, alcuni privi di permesso di soggiorno, tra cui anche minorenni, utilizzati nella lavorazione dei campi e potatura vigne della provincia di Treviso.

Le vittime erano alloggiate in sistemazioni di fortuna prive di riscaldamento ed energia elettrica, svegliate alle prime ore della mattina, per evitare i controlli dei carabinieri e stipate all’interno di furgoni, per poi essere condotti senza patente a lavorare nei vigneti, sabato e domenica compresi fino a tarda sera, sotto stretta sorveglianza ed essere intimidite.
 

Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Treviso, su richiesta della locale Procura, arriva dopo un’attività investigativa avviata e condotta, tra i mesi di febbraio e aprile 2020, dai carabinieri di Roncade dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Treviso e, a seguito di un intervento effettuato dall’arma territoriale di San Biagio di Callalta per una lite avvenuta tra due cittadini pakistani dovuta al mancato pagamento della retribuzione per una prestazione di potature di vigneti presso terzi nel territorio della provincia di Treviso.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della repubblica presso il Tribunale di Treviso,Anna Andreatta, hanno da subito consentito ai militari di individuare un’azienda esercente nel settore agricolo, con sede legale a Treviso, che reclutava cittadini stranieri da impiegare come manodopera per lavorare presso aziende del territorio, in regime di sfruttamento. Gli accertamenti condotti dai carabinieri attraverso complessi servizi di osservazione controllo e pedinamento, oltre che controlli ispettivi e acquisizione di informazioni testimoniali rese da numerosi lavoratori, permettevano di far emergere le condotte delinquenziali degli indagati, il titolare dell’azienda fornitrice di manodopera, cittadino pakistano, un suo connazionale, stretto collaboratore e le due rispettive fidanzate. Gli stessi, in concorso tra loro impiegavano i lavoratori, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità, omettendo di versare loro la prevista retribuzione e comunque palesemente difforme dai contratti collettivi regionali e nazionali, spesso limitandosi, alla sola corresponsione del denaro ritenuto necessario per l’acquisto di sigarette e di ricariche telefoniche; in altri casi ai lavoratori sfruttati che venivano alloggiati con sistemazioni di fortuna, veniva trattenuta una cifra variabile dai 100 ai 200 euro a seconda che gli venisse dato un letto per dormire o dormivano a terra.
 

Le indagini hanno fatto emergere, inoltre, come gli indagati fossero soliti ricorrere a minacce nei confronti dei lavoratori per costringerli a rimanere alle loro dipendenze: se in alcune circostanze la parziale retribuzione veniva utilizzata come larvata avvisaglia di non corrispondere quanto dovuto per le prestazioni già svolte, in altre veniva prospettato il ricorso alle forze dell’ordine che sarebbero state informate dello stato di clandestinità di alcuni di loro con il conseguente rimpatrio degli interessati e dei loro parenti.

 


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