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28 marzo 2024

le eco-invenzioni

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Alberta Bellussi | commenti |

eco-invenzioni

Le eco-invenzioni


Mi piace curiosare nel web e leggere di energia verde, di riuso e riciclo ma ultimamente sono affascinata dalle eco-invenzioni alcune così semplici altre così folli. Non passa giorno, ormai, senza che venga data notizia di una nuova eco-invenzione. Con questo termine generico si  intendono solitamente molte cose diverse: prodotti innovativi in cui sia presente anche una componente green; nuove tecnologie che promettono di cambiare la nostra vita in maniera più sostenibile; piccoli o grandi gadgets che dovrebbero permetterci di risparmiare energia o inquinare di meno; idee rivoluzionarie e prototipi di prodotti o processi che potrebbero realmente cambiare il mondo, o almeno ridurre sensibilmente la nostra impronta ecologica. Alcune di queste mi sono piaciute molto da un po’ le raccolgo e ora le condivido con voi.


Pianti un giornale in Giappone e nasce un prato


Fiorisce, questo è quanto accade al The Mainichi, quotidiano giapponese con una tiratura di circa cinque milioni di copie. Le sue pagine sono realizzate con materie prime riciclate in cui sono stati inseriti dei semi. L’inchiostro è prodotto utilizzando sostanze vegetali. Dopo aver letto, il giornale può essere piantato o annaffiato, e in poco tempo inizieranno a sbocciare i primi germogli. Si tratta di una tecnica semplice e innovativa che mira ad aumentare la percentuale di verde nelle case e nelle città, riducendo la quantità di rifiuti da smaltire.


Tessuti che producono energia


I vestiti che ricaricano i nostri cellulari…?! Non è solo fantasia, ma un’invenzione che arriva dall’ingegno dei fisici della Wake Forest University (North Carolina-US). I vestiti sfruttano il calore umano e la differenza di calore che si crea sull’indumento stesso, trasformandola in energia, tanto da poter caricare un MP3 o un 15 % della batteria di un cellulare. Il futuro è veramente alle porte, un futuro più verde!


Stampante al… caffè!


Il designer coreano Jeon Hwan Ju ha inventato una stampante che utilizza i residui di caffè e di tè al posto dell’inchiostro, risparmiando così petrolio ed emissioni inquinanti delle stampanti a getto. Anche le stampanti potrebbero esser green ed utili al riciclaggio di residui!


Il cemento mangiasmog, invenzione italiana da premio


Il calcestruzzo "mangiasmog" è un brevetto dell'azienda bergamasca Italcementi, finalista nella categoria "Industry" agli European Inventor Award dell'EPO – European Patent Office. Il principio attivo TX Active è stato messo a punto nei laboratori del Gruppo dal team di ricerca Italcementi guidato dal professor Luigi Cassar. Negli anni '90 il professor Cassar, all’epoca direttore R&S di Italcementi, e la sua squadra decisero di  intraprendere una strada completamente diversa, sfruttando l’energia solare per scomporre le sostanze  dannose prima che queste potessero formare residui sulle superfici degli edifici in calcestruzzo e modificarne l’effetto estetico. Per  raggiungere questo obiettivo, il team di ricercatori creò una miscela di cemento contenente sostanze  conosciute come “fotocatalizzatori”, che utilizzano la luce del sole per ossidare gli inquinanti e trasformarli in elementi meno dannosi, e che vengono in seguito rimossi dall’acqua piovana. La scoperta fu che il nuovo  materiale non puliva solo il manufatto ma disinquinava anche l’aria circostante.


Tra gli edifici che già utilizzano questo particolare tipo di cemento troviamo la spettacolare chiesa romana Dives in Misericordia, progettata dall’archistar americana Richard Meier, con le sue vele di calcestruzzo bianche, enormi e ancora scintillanti, pur risalendo al 1996.  Anche il quartier generale degli uffici della Air France presso l’aeroporto internazionale Charles de Gaulle a Parigi, i.lab il nuovo centro di Ricerca & Innovazione di Italcementi a  Bergamo e il Vodafone Village a Milano. La  prossima applicazione che avrà una ribalta internazionale sarà Palazzo Italia, l’edificio simbolo di Expo 2015. L’intera superficie esterna e parte degli interni saranno costruiti utilizzando il nuovo cemento  biodinamico che contiene TX Active.


Un utilizzo costante ed esteso del prodotto all’interno delle città migliorerebbe considerevolmente la qualità dell’aria. In una grande città come Milano ad esempio, i  ricercatori hanno calcolato che - sulla base delle evidenze sperimentali - rivestire con prodotti a base di cemento contenenti TX Active il 15% delle superfici urbane a vista consentirebbe di ridurre l’inquinamento di circa il 50%. L’applicazione di mille metri quadrati di prodotto equivale a piantare 80 alberi sempre verdi o eliminare l’inquinamento provocato da 30 veicoli a benzina.


Il cherosene solare, alternativa europea per i trasporti del domani


Il progetto di ricerca SOLAR-JET, finanziato dalla UE, si pone l'obiettivo di alimentare aerei, auto e altri mezzi di trasporto con carburanti alternativi, rinnovabili e puliti. I ricercatori hanno già ottenuto un grande risultato: il primo cherosene solare, una miscela ottenuta solarjetdall’acqua e dal diossido di carbonio, CO2. La miscela rappresenta il primo carburante solare dal momento che per la prima volta i ricercatori sono riusciti a portare a termine l’intera catena di produzione del cherosene rinnovabile, utilizzando come fonte di energia la luce solare, concentrata ad alte temperature, e altri due ingredienti semplici e ampiamente disponibili: acqua e anidride carbonica. Il progetto è ancora allo stadio iniziale e il cherosene solare è stato realizzato in piccole quantità in laboratorio, simulando la luce solare e le altre condizioni fisiche necessarie, ma i primi risultati sono molto promettenti.


Una turbina trasforma la pioggia in acqua potabile


È stata chiamata "Pluvia" ed è una turbina che produce elettricità e acqua potabile dalla pioggia, candidandosi ad essere un'interessante pluviasoluzione per ottimizzare le risorse energetiche ed idriche dei Paesi in via di sviluppo. È stata realizzata da alcuni studenti dell’Università tecnologica del Messico e produce energia idroelettrica grazie ad un efficace sistema di raccolta della pioggia posto sopra i tetti delle case, capace di recuperare e dirottare l'acqua piovana (tramite tubature o lamine di metallo modellati come una grondaia) verso la microturbina, larga 5 centimetri e alta 25 cm. Con l'energia prodotta dalla turbina vengono ricaricate delle batterie portatili da 12 volt, utilizzate al momento opportuno per l'illuminazione e l'alimentazione degli elettrodomestici in casa. La turbina 'Pluvia' inoltre migliora la qualità dell'acqua piovana. Dopo che la pioggia è stata convogliata nella microturbina, la si può dirottare verso un filtro a carbone attivo che la depura, eliminando odori, colori ed i cattivi sapori, e rendendola pronta per il consumo domestico. Per ora il prototipo è stato applicato per la prima volta a Città del Messico presso 'Iztapalapa', quartiere povero della capitale messicana.


La pila che si attiva in acqua


"Aquacell" è la batteria ecologica che si carica in acqua: si tratta una pila stilo non ricaricabile, in grado di fornire energia per la prima volta soltanto dopo essere stata immersa in acqua per 5 minuti. È prodotta dall'omonima azienda svizzera e contiene polveri organiche non aquacellinquinanti. La pila pesa solo 12 grammi e, una volta confezionata, è completamente scarica, senza alcun tipo di  tensione o amperaggio. Soltanto dopo la sua immersione in acqua la pila viene 'attivata' ed è in grado di fornire energia utile ai dispositivi elettronici con un consumo medio come le torce LED, i telecomandi e i giocattoli per bambini.


La batteria ecologica 'Aquacell', proprio per queste sue caratteristiche, non solo è priva delle sostanze inquinanti utilizzate invece nelle 'alcaline', ma non possiede nemmeno una data di scadenza effettiva al momento della sua produzione.


La batteria ecologica 'Aquacell' inoltre, è stata realizzata senza usare l'acciaio, ma con un involucro fatto completamente di plastica riciclata. Grazie a questi accorgimenti, la batteria della 'Aquacell' può essere riciclata a basso costo fino all'85% (le pile convenzionali invece si possono recuperare solo fino al 50%). L'unico inconveniente è che una volta attivate, durano un po' meno tempo rispetto alle batterie tradizionali e sono leggermente meno potenti.


'Aquacell' non è ancora disponibile in commercio in Italia, ma è già in vendita sul sito svizzero dell'azienda produttrice.


Alberi nel deserto dal vaso "Greenbox"


Un vaso di carta riciclata e biodegradabile che permette di piantare un albero in zone aride e farlo crescere senza irrigazione. Lo ha inventato la società olandese Groasis ed è stato ribattezzato "Greenboxx".  Permette di risparmiare il 97% dell'acqua nel momento in cui l'albero viene piantato in una zona desertica. Una volta inserito il seme dell'albero (o anche un piccolissimo arbusto) all'interno del vaso, 'Greenboxx' riesce a garantire la sopravvivenza del vegetale in condizioni estreme, grazie ad un particolare sistema in grado di immagazzinare umidità. Il contenitore è capace infatti di condensare l’umidità notturna, raccoglierla e trasformarla in acqua da somministrare alle piante. Il tutto senza l'aiuto di elettricità o di prodotti chimici. Dopo un anno, il vaso 'Greenboxx' si biodegrada, trasformandosi in concime per il nuovo albero che sta crescendo.


 Attualmente, la 'Groasis' vuole migliorare la propria offerta e dare a tutti gli interessati (sia enti pubblici che privati) la possibilità di testare il suo prodotto gratis, pagando soltanto le spese di spedizione. Per provare 'Greenboxx' occorre soltanto compilare un form online, attraverso questo sito.


La sigaretta che si trasforma in un fiore


Un fiore selvatico da un mozzicone di sigaretta. La nuova sigaretta ecologica, denominata ‘Greenbutts’, è priva delle principali sostanze sigaretta greenchimiche presenti nelle sigarette tradizionali, come il polonio di piombo, responsabili di provocare, potenzialmente, il tumore ai polmoni. ‘Greenbutts’ contiene invece solo sostanze naturali senza additivi ed ha un filtro di fibre di lino, canapa e cotone incollati insieme con acqua e farina. La sigaretta ‘eco’ contiene poi un seme nel suo filtro biodegradabile, pronto a far nascere un fiore selvatico una volta gettata a terra. In condizioni normali un mozzicone con il filtro classico (che contiene ammoniaca, acido cianidrico e acetato di cellulosa) impiega da 1 a 5 anni per biodegradarsi.


Una bottiglia da bere e da... mangiare


L’ultima frontiera del riciclo ecosostenibile del packaging consiste nella bottiglia d’acqua da cui prima si beve e poi la si può mangiare. La bottiglia per l’acqua minerale è fatta di un materiale a base di alghe vegetali che può essere infatti mangiato in tutta sicurezza una volta finito il suo scopo, oppure compostato con il 100% di biodegradabilità. L’innovativa bottiglia d’acqua è denominata ‘OOho’. La bottiglia commestibile è stata ottenuta grazie all’utilizzo di una tecnica che consente di modellare i liquidi a forma di sfera, in modo da racchiudere l’acqua in una doppia membrana gelatinosa, il cui strato più interno è costituito da alghe brune e cloruro di calcio.


"Glow in the dark", l'autostrada che si illumina da sola


Autostrade più economiche, meno impattanti ed energivore potrebbero essere dietro l'angolo. "Glow in the dark" è una tecnologia che prevede strisce di vernice fotoluminescente che assorbono la luce solare di giorno e s’illuminano di notte, aumentando la visibilità, la sicurezza e risparmiando l’illuminazione stradale convenzionale. Il progetto ideato dallo studio olandese Daan Roosegaarde è sperimentato nei Paesi Bassi su un progetto pilota di 500 metri di autostrada. Lo studio olandese ha anche prospettato una speciale vernice dinamica, che diventa visibile come risposta alle variazioni di temperatura, consentendo all’asfalto della strada di comunicare informazioni rilevanti direttamente ai conducenti, come cristalli di ghiaccio visibili sulla superficie della strada.


La fantasia umana non ha limiti e nemmeno le invenzioni speriamo che un passo alla volta si riesca a salvare il nostro Pianeta.


 




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