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25 aprile 2024

Treviso

LE TRE FACCE DELLA LEGA

Se l’Italia è nel marasma lo è pure la Lega. Ci aspettano settimane tribolate.

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LE TRE FACCE DELLA LEGA

Di Sergio Zanellato

TREVISO - La Lega è ondivaga. Imprevedibile e sicuramente non monolitica. Chi non sta in gruppo viene richiamato all’ordine. La “giustizia” interna è affidata a chi comanda e così è ovvio che chi detiene il potere di far giustizia lo fa a tutela di se stesso. E succede; leggete i giornali?

La Lega della Marca sta vivendo un momento di grande confusione. E mostra più facce…

C’è l’onorevole Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco, che scrive ai suoi concittadini una lettera in cui, fra l’altro, invita il Veneto ad abbandonare l’Italia.

Laura Viola leader del Pd della sua Castelfranco a muso duro gli replica: «Dove è finito il vostro federalismo quando centinaia di sindaci, di tutti gli schieramenti, vi si stanno rivoltando contro perché increduli di fronte a proposte punitive e raffazzonate.

L’onorevole sindaco Dussin nella lettera – che non ha avuto il meritato risalto sulla stampa - invitava la Padania ad «andarsene» dall'Italia. La Viola, per niente tenera, lo morde e non lo molla: «Ma chi era a capo di questa famiglia che ha accettato i peggiori compromessi degli ultimi 10 anni di politica italiana? - dice la coordinatrice Pd Viola - Chi c'era a salvare i buchi del comune di Catania e di quello di Roma, chi c'era a sostenere decine di leggi ad personam?».

E, aggiungiamo noi, poi, che poltrona terrà se diventerà realtà l’auspicato provvedimento di legge che vieterà i doppi incarichi? Quella a Roma ladrona o quella meno redditizia ma più rognosa nella città del Giorgione?

E nelle condizioni di Dussin ci sono altri trevigiani delle Lega…

E questa è una delle facce della Lega di “Tre– viso”.

Un’altra faccia della Lega è sicuramente quella del presidente della provincia Leonardo Muraro. Simpaticamente antipatico, indubbiamente sta producendo un grande impegno per dare qualità e futuro all’ente Provincia. I risultati però non sono all’altezza delle sue e nostre aspettative. Le casse vuote della Provincia, tasse sempre negate ma poi rifilate, le polemiche per i buffet con sprechi mostruosi e “resti” di banchetti finiti nelle auto di dirigenti e assessori, la sua maggioranza che lo guarda con sospetto, non rallentano però il suo sforzo quotidiano. Direi che, pur essendo il classico uomo solo in fuga, merita rispetto. Anche se la Lega non vede l’ora di disfarsi della sua presenza candidandolo per un ruolo importante, se lo merita, ma lontano (Europa, Onu, ambasciatore onorario alle isole Far Oer??). I giochetti elettorali, quella lista birichina usata non tanto come specchietto per le allodole quanto per giocare sotto banco a suo personale vantaggio, non gli saranno perdonati.

In più ha un peccato d’origine che lui stesso non si perdona: essendo nato alla politica come vice dell’attuale governatore del Veneto Luca Zaia, ha probabilmente a livello inconscio, la voglia di fare di più e meglio del suo predecessore. E questo non l’aiuta. Dovrebbe, anche per vivere meglio, accettare di essere diverso, di fare una politica in modi e livelli diversi. Ma, questo, voleva essere solo un consiglio…

Però sono dalla sua parte quando si mobilita per salvare la Provincia, un ente intermedio, necessario/indispensabile per la struttura amministrativa del nostro Paese. Passare da Signoressa, il mio paesello, a Venezia per esercitare un qualsiasi diritto di cittadino, è un salto nel vuoto.

E’ ovvio che se eliminassero la Provincia sarebbe sostanzialmente solo un cambiamento di nome. I bisogni del cittadino a cui dare risposte, restano. E allora? Alla fine si arriverà ad una soluzione all’italiana: cambierà tutto per non cambiare nulla. I presidenti si chiameranno “commissari”, gli assessori magari “delegati”, i dipendenti resteranno al loro posto. E la Regione, Zaia, venderà S. Artemio per fare cassa?

Muraro l’altro giorno è andato a Roma e venerdì poi ha incontrato i suoi colleghi presidenti delle Province venete: “Il Ministro Maroni mi ha assicurato innanzitutto che le Province, non saranno eliminate”. Muraro è il presidente dell'Upi Veneto, Unione delle Province venete, e presidente della Provincia di Treviso. Maroni ha riferito a Muraro che è in previsione un provvedimento complessivo di riordino dello Stato, mediante modifica della Costituzione, volto a far scomparire l'attuale configurazione delle Province, istituendo enti intermedie tra Regione e Comuni, a carattere elettivo. Come volevasi dimostrare….

Ma Muraro giura: “Al di là del nome attribuito, è importante che si tratterà finalmente di una seria revisione dell'organizzazione dello stato, con l'eliminazione di tutti quegli enti o uffici che esercitano funzioni riconducibili agli Enti Locali (Ato acque e rifiuti, consorzi, agenzie, enti strumentali, uffici statali e regionali decentrati a livello provinciale, lontani dai cittadini, non conosciuti e non controllabili”.

Muraro ho ricevuto dal compagno di partito, il ministro dell'Interno Maroni, ampie rassicurazioni sul fatto che la Lega Nord sta ribadendo con forza il ruolo strategico e intermedio di una realtà come quella provinciale che, in ottica federalista, rappresenta il secondo livello di maggior vicinanza ai cittadini dopo i municipi.

La Lega poi ha una terza faccia, appunto quella del “Tre–viso”.

E’ quella che riassume lo scontento, il disagio, di una base che non capisce più niente di questo movimento nato per la trincea e finito a difendere le poltrone. Con leghisti sindaci che offrono immagini diverse: alla Dussin che è per prima cosa leghista; oppure alla…. I nomi sono tanti, che sono soprattutto primi cittadini delle loro comunità, e sono i più. Conosco dei signori assessori di cui ogni comune è orgoglioso: gente sì leghista, ma concreta, di grande generosità e disponibilità e buon senso.

C’è anche un frangia minoritaria che sogna di creare “Rifondazione leghista” per riportare la Lega ai valori e agli entusiasmi della prima ora.

Inutile nasconderlo: ora la Lega è un partito vero e proprio, e ha il Potere come primo obiettivo. In aggiunta, nonostante i contorsionismi di questi giorni, l’attuale situazione di caos in cui l’Italia veleggia a vista, una compartecipazione di responsabilità spetta pure a Bossi & C.

Se l’Italia è nel marasma lo è pure la Lega. Il Pdl non dà segni di esistenza, la Lega invece sì, però esprime contraddizioni a raffica. Arrivando a snaturare pure quel federalismo che in queste ultime settimane è diventato un rebus, un qualcosa che si può aggiustare alle proprie aspettative a piacimento.

Ci aspettano settimane tribolate. Ci siamo riconquistati a livello mondiale il nostro poco invidiabile titolo di paese inaffidabile. Siamo arrivati al punto di imporre per legge il pagamento delle tasse. Addirittura, se ci sarà qualcuno che evaderà più di 3 milioni, andrà in carcere. Ma la massa degli evasori, non evade per cifre decisamente molto ma molto più modeste. La Guardia di Finanza quanti evasori ha individuato che superavano i 3 milioni? Prevedere un tetto di evasione così alto vuol dire semplicemente che è si è solo fare del “bau bau” nella speranza di far paura gli ingenui. Evadere è reato. Penale. Punto e basta. Prevedere il superamento dei 3 milioni vuol dire che in carcere in un modo o nell’altro, che non si vuole mandare in carcere nessuno.

In questo contesto di festival dell’assurdo mi pare che lo stesso Luca Zaia, un leader con indubbio carisma e grandi capacità, sia in difficoltà. Si trova con le mani legate da un Governo centrale che indubbiamente non lo aiuta. Io ho contestato il suo ritorno a Venezia: a Roma, da ministro titolare dell’Agricoltura, stava facendo un lavoro splendido. Finalmente avevamo un ministro di cui essere orgogliosi. Il rientro a Venezia per ordini di scuderia, lo ha intruppato, sottoponendolo alla logica dei veti, dei legami, legacci, lacciuoli… Rubandogli così quella libertà operativa che è la sua forza motrice. E se Zaia perde smalto, ragazzi: siamo nei guai! Se in Italia oggi siamo arrivati all’assurdo. E un po’ di colpa l’ha pure la Lega. Oggi il rispettare la legge, il pagare le tasse, sono ridotti a principi imposti dalla legge. Ma in uno Stato che funziona non dovrebbero essere la normalità quotidiana? E’ il vivere sociale che lo pretende. Altrimenti è il caos. Appunto…

Sergio Zanellato

 


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