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19 aprile 2024

Treviso

LEGA, INDAGATO IL TESORIERE: PERQUISIZIONI A TREVISO

Sotto inchiesta insieme a Francesco Belsito anche l’imprenditore Stefano Bonet

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LEGA, INDAGATO IL TESORIERE: PERQUISIZIONI A TREVISO

TREVISO - L'ufficio di San Donà di Piave e uno stabilimento, entrambi riconducibili all'imprenditore veneziano Stefano Bonet, sono stati oggetto di perquisizioni su disposizione della Procura di Napoli.

Bonet, è indagato dalla magistratura partenopea con altre 4 persone, tra cui il tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, per riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e finanziamento illecito ai partiti.

Bonet è inoltre indagato dalla Procura di Milano per appropriazione indebita aggravata.

Carabinieri del comando provinciale di Venezia, del Noe di Treviso con i colleghi venuti da fuori regione hanno perquisito lo studio di San Donà, nel veneziano, e uno stabile nel trevigiano.

Tutto ha origine da quel vaso di Pandora che va sotto il nome di P4. Anche l'inchiesta che ha portato oggi al coinvolgimento del tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, nasce infatti da quell'intreccio di rapporti tra affari, politica e finanza sul quale da mesi si è concentrata l'attenzione dei pm della procura di Napoli.

Non è che ci siano relazioni dirette tra la presunta associazione segreta e l'indagine che ha portato stamattina i carabinieri del Noe a perquisire la sede della Lega Nord in via Bellerio e a indagare, per l'ipotesi di riciclaggio, il tesoriere del Carroccio. Ma sta di fatto che anche questa vicenda è emersa dal fascicolo P4 e in particolare da alcune intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito del procedimento a carico del direttore dell'Avanti Valter Lavitola, latitante in Sudamerica dallo scorso settembre.

I magistrati si sono imbattuti nella figura dell'imprenditore veneto Stefano Bonet e in una serie di operazioni economiche apparse "spregiudicate" agli occhi degli inquirenti. Così, una volta che gli investigatori del Noe hanno terminato la prima fase del loro lavoro, consegnando il 30 marzo scorso la loro informativa ai pm, sono scattate oggi le perquisizioni. Con i militari del Noe, il pm Woodcock si è recato in via Bellerio, mentre il collega Piscitelli ha presenziato alla perquisizione nell'abitazione di Belsito a Genova.

L'attività dei pm di Napoli si è svolta in sincrono con quella delle procure di Milano e di Reggio Calabria e dopo riunioni organizzative con magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Stamattina sono stati eseguiti i provvedimenti firmati dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco. Concorso in riciclaggio (articolo 648 bis) è l'ipotesi formulata dai sostituti della sezione "reati contro la pubblica amministrazione" della procura partenopea. I destinatari dei provvedimenti sono, oltre a Belsito e Bonet, tre imprenditori: Riccardo De Carlini, napoletano, Giordano Franceschini, veneto ma residente a Perugia, e Luigi Giannini, residente a Nola. Ma nella vicenda risultano indagate anche diverse altre persone.

Sotto la lente dei pm di Napoli vi sono le somme movimentate da Belsito e le "operazioni economiche riconducibili ad attività di riciclaggio riconducibili a Bonet". Le operazioni sarebbero state realizzate "attraverso le società Polare e intercorse con la Siram, sede di Pozzuoli (Napoli), attraverso la società D&DConsulting Sas di Napoli e la PSGR SRL di Pagani (SA)", tutte società perquisite oggi dai carabinieri. Sono infatti complessivamente 17 le perquisizioni ordinate dai magistrati di Napoli: i carabinieri si sono recati, tra l'altro, nell'abitazione di Belsito a Genova e di Bonet a Meolo, in provincia di Venezia, e presso le sedi di diverse società. Disposte perquisizioni anche nelle abitazioni di diversi esponenti della Lega, tra cui Daniela Cantamessa, una delle segretarie del leader del Carroccio Umberto Bossi e della dirigente amministrativa Nadia Dagrada.

L'obiettivo, come spiegano i pm nel loro decreto, è quello di verificare se le somme movimentate dal tesoriere abbiano una provenienza lecita (riguardino cioé rimborsi elettorali o finanziamenti di privati al partito registrati regolarmente) oppure se l'origine di quel danaro sia illegale, ipotesi ritenuta sicuramente più plausibile dagli inquirenti: una circostanza che emerge dall'espressione utilizzata nel decreto a proposito delle somme: ("come invece pare potersi ragionevolmente desumere dalle modalità di gestione"). Insomma é ancora tutto da verificare, anche se la procura ritiene che vi siano fondati motivi per affermare che i rapporti economici intercorsi tra il tesoriere e l'imprenditore siano andati ben oltre la soglia del consentito. (ANSA).

 


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