L'ospedale Ca' Foncello dopo 166 anni dà l'addio alle suore Dorotee
Età e carenza di vocazioni non consentono alle suore Dorotee di garantire ancora la presenza di proprie infermiere
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TREVISO - Dopo 166 anni, il primo marzo all'Ospedale Ca' Foncello di Treviso si conclude l'impegno infermieristico delle Suore Dorotee di Vicenza. Si conclude così un importante capitolo di storia della sanità trevigiana, iniziato nel 1852. L'ultimo sparuto gruppo di anziane religiose, pur senza più funzioni in corsia, rimarrà nella struttura, impegnato nell'assistenza spirituale.
Dati anagrafici e carenza di vocazioni non consentono alle suore di garantire ancora la presenza di proprie infermiere. All’ospedale di Treviso hanno iniziato il loro servizio nel 1852. Più di un secolo e mezzo di presenza, segnata dalla carità e dalla elevata professionalità in tutti gli ambiti presenti. Ma anche dalla santità. La Chiesa, infatti, ha elevato alla gloria degli altari la suora infermiera Maria Bertilla Boscardin che - dopo avervi lavorato per 15 anni – nel 1922 è morta proprio nell’ospedale di cui oggi è patrona ed anche monsignor Giovanni Farina, il vescovo di Treviso che chiamò nel nosocomio le Dorotee dopo averle fondate quando era prete a Vicenza.
"Una presenza che per Treviso non ha rappresentato solo la permanenza di un gruppo di religiose ma, soprattutto - ricorda il direttore generale Francesco Benazzi - un vero progresso organizzativo e professionale. Grazie alle Dorotee a Treviso si è concretizzata la professione infermieristica, legata ad una preparazione specifica ed alla formazione con un proprio percorso di studi. Con loro nacque la prima scuola destinata a evolversi accogliendo anche studenti laici e contribuendo nei decenni a fornire numerosi professionisti ben preparati". Le suore ora continueranno a prestare la loro collaborazione nell'assistenza spirituale dei pazienti.
“In 166 anni – ha ricordato il governatore Luca Zaia– queste religiose hanno incarnato la fusione perfetta tra umanità e professionalità. Umili e affettuose con i sofferenti, capaci e attente nella professione infermieristica, prezioso supporto per il difficile lavoro dei medici, straordinarie formatrici per i giovani che nei decenni hanno vestito il camice da infermiere, le suore Dorotee lasciano un vuoto che sarà colmabile solo se chi rimane saprà seguirne l’insegnamento”. “Un insegnamento talmente attuale – conclude Zaai– che l’umanizzazione delle cure è ancora oggi uno degli obbiettivi principali che caratterizzano la programmazione della Sanità in Veneto, perché spesso un sorriso e una carezza fanno meglio di una medicina”.