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28 marzo 2024

Castelfranco

La Marca trevigiana è ancora "gioiosa et amorosa" ma ben poco "librosa"

Nella classifica de Il Sole 24 Ore, la provincia di Treviso, seppur decima per qualità della vita, crolla in terz'ultima posizione per numero di librerie. Il caso controcorrente di Castelfranco.

| Leonardo Sernagiotto |

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| Leonardo Sernagiotto |

Ragazza in libreria

CASTELFRANCO - Ieri è stata pubblicata la classifica, redatta da Il Sole 24 Ore, riguardo la 32esima edizione dell'indagine sulla Qualità della vita nelle province italiane. Rispetto al 2020, la provincia di Treviso segna un lodevole balzo in avanti di ben 19 posizioni, che le permette di collocarsi al decimo posto, seconda tra le venete dopo Verona (ottava).

A spingere la Marca gioiosa soprattutto la voce riguardante “Giustizia e sicurezza”, oltre che il primo posto nella categoria “Qualità della vita delle donne”. Tuttavia, c’è un punto dolente, per cui la nostra provincia rasenta il fondo della classifica. Si tratta del numero delle librerie: con una media nazionale di 7,7 librerie ogni 100mila abitanti, Treviso registra un imbarazzante 3,87, che la colloca alla 105esima posizione, davanti unicamente alle province di Reggio Emilia (3,8) e Crotone (3,6). Si tratta di un dato costante nel tempo: nelle ultime 9 edizioni (2021-2013), la Marca non è mai riuscita ad andare oltre il 100esimo posto in classifica. Questo dato si scontra con l’indice di lettura, ossia la diffusione media di quotidiani, mensili e settimanali, che vede la provincia trevigiana occupare la 32esima posizione.

Dunque ai trevigiani piace leggere, ma sembrano pochi i luoghi dove poter soddisfare questa “fame di lettura”. La distribuzione delle librerie nel territorio provinciale non è tuttavia omogenea, ma presenta fari di luce e molte zone d’ombra. È soprattutto la fascia pedemontana la più penalizzata: ad esempio, fino a poco tempo fa nell’area compresa tra Bassano del Grappa e Pieve di Soligo, abitata da oltre 70mila trevigiani, non vi era neanche una libreria.

Va leggermente meglio in centri più grandi come Oderzo, Conegliano o Montebelluna, mentre Mogliano Veneto ha solo una libreria, nonostante i suoi 27mila abitanti. Vi sono poi isole felici, come ad esempio il capoluogo Treviso o Castelfranco Veneto, quest’ultima in grado di ospitare ben 4 librerie (3 delle quali in centro storico) a fronte di 33mila abitanti, a cui si aggiunge una biblioteca comunale ricca di iniziative e utenti.

Come spiegare questa scarsità di “negozi del sapere” in una provincia benestante e vivace come la nostra? Abbiamo provato a chiederlo a Clara Abatangelo, titolare della Libreria Ubik di Castelfranco e che recentemente ha aperto anche la prima libreria nel centro storico di Asolo. «Il dato sulle librerie mi sorprende. La vendita di libri è in una fase di espansione, con un mercato in crescita: durante il lockdown molti hanno riscoperto la lettura. Inoltre alcuni interventi normativi, dalla legge sul libro del 2020, che ha limitato gli sconti da parte delle piattaforme online, all’obbligo delle biblioteche di acquistare i volumi dalle librerie del territorio, hanno permesso un aumento delle vendite».

Secondo Clara, il vero problema è l’inaccessibilità delle librerie nei centri storici, spesso causata dal costo degli affitti: «In libreria non ci si va in auto, ma ci si deve imbattere più o meno casualmente passandoci davanti a piedi, in modo che uno possa essere invogliato ad entrare. Per questo motivo le librerie devono assolutamente rimanere nei centri storici». Come ammesso dalla stessa Clara, il profitto dalla vendita dei libri è purtroppo molto risicato: solo un terzo del libro rimane in tasca del venditore, che deve far fronte al caro affitti e all’elevato costo del lavoro. Clara tuttavia rimane ottimista e vede nel riconoscimento delle librerie tra i negozi di prima necessità un ottimo segnale per il futuro.

 


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Leonardo Sernagiotto

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