Mariagrazia Morgan, preside del Cerletti, sulla crisi del vitivinicolo: “Il Covid non ci ha tolto il futuro”
Intervista a Mariagrazia Morgan, dirigente scolastico del Cerletti: dalla maturità che inizia oggi, alla crisi del vitivinicolo, fino ai pesticidi...
| Clara Milanese |
CONEGLIANO- Iniziano oggi gli esami di maturità e tra gli istituti coneglianesi che si apprestano ad affrontare questo particolare (anzi, quest’anno oserei dire unico) rito di passaggio, c’è anche l’Isiss Cerletti.
A OggiTreviso abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con la dott.ssa Mariagrazia Morgan, dirigente scolastico della prestigiosa scuola enologica, che nel corso dell’intervista ci ha raccontato con quale spirito il suo istituto sta affrontando questa delicata prova. Tra i temi trattati, poi, la crisi del vitivinicolo: come ha influenzato e influenzerà il settore dal suo punto di vista? Quando si parla di vino, infine, c’è un tema spinoso che non manca mai: l’uso dei pesticidi. Qual è la posizione della scuola sull’utilizzo degli agrofarmaci?
Iniziano oggi gli esami nell’era Covid: nel suo istituito è stato complesso predisporre tutto nel rispetto delle norme? Se sì, cosa ha maggiormente rappresentato un problema? Con che stato d’animo affrontate questa delicata contingenza?
“Sicuramente non è stato semplice affrontare una situazione così nuova e unica ma la competenza dello staff dirigenziale, dei docenti e del personale tutto è una garanzia: sono sicura che gli esami si svolgeranno in un clima di assoluta serenità. Non nascondo che nelle settimane precedenti ci siano stati momenti di forte preoccupazione e a volte anche di sconforto ma mi ha molto sostenuto vedere la risposta dei nostri alunni, dei genitori e dei nostri docenti. Oggi sono orgogliosa nel poter dire che la scuola, intesa come comunità scolastica, ha fatto rete, non ha lasciato indietro nessuno. Affrontiamo gli esami forti di questa esperienza avendo ben presente che il dolore vissuto da molte delle nostre famiglie è per noi stimolo per un rinnovato impegno a svolgere al meglio il nostro lavoro nonostante le difficoltà”.
La crisi del settore vitivinicolo causata dal Covid, a suo giudizio, potrebbe causare problemi occupazionali ai nuovi diplomati del Cerletti?
“Credo che fra i settori che meglio sapranno reagire e riprendersi ci sia anche quello vitivinicolo. In questi anni è stato fatto molto in una ottica di integrazione fra aspetti produttivi, culturali e di salvaguardia del territorio. Il Covid passerà, a noi resterà questo grande patrimonio che andrà gestito anche tenendo conto degli insegnamenti che questo momento emergenziale ci ha portato. Sono convinta che con il ritorno graduale alla normalità le prospettive occupazionali e le opportunità per i nostri giovani torneranno ad esprimersi sui soliti livelli”.
Ritiene che la crisi di settore (comune in realtà a molti altri ambiti a causa del Covid) possa condizionare le iscrizioni nel suo istituito per il prossimo anno scolastico?
“Il Covid ci ha costretto a ripensare alle nostre abitudini e ai nostri comportamenti ma non ci ha tolto il futuro. Mi aspetto che le iscrizioni non siano condizionate dal contesto emergenziale ma continuino ad essere espressione del progetto di vita dei nostri futuri allievi che vedono nell’agricoltura e nell’ambiente opportunità di crescita personale e professionale”.
In questi ultimi anni, in ambito vitivinicolo, c’è un tema che è sempre all’ordine del giorno: l’utilizzo dei pesticidi. Qual è la posizione dell’istituto a riguardo? Con gli studenti c’è discussione circa l’uso e la scelta di questo tipo di prodotti?
“Nell’ambito vitivinicolo in questi ultimi anni, grazie anche al lavoro dei consorzi dei produttori e delle amministrazioni pubbliche, tanto è stato fatto sul fronte del rispetto della salute e dell’ambiente. La scuola è in prima linea non solo nella diffusione di buone pratiche tese alla riduzione dell’uso dei pesticidi ma soprattutto nella costruzione di un diverso modo di pensare il rapporto fra uomo e ambiente. I nostri studenti sono molto attivi in questo senso e rappresentano per noi uno stimolo importante. La nostra scuola è un grande laboratorio dove il sapere dei docenti viene continuamente sollecitato dal bisogno di cambiamento che queste generazioni ci portano e a cui cerchiamo di rispondere attraverso una offerta formativa varia e collegata con il territorio”.
Secondo lei, c’è un modo per risolvere la questione? Quale pensa sarà il futuro degli agrofarmaci?
“Il percorso virtuoso, iniziato ormai da anni, ha trovato ora una ulteriore accelerazione grazie al fatto che i nostri territori sono diventati sito UNESCO. L’obiettivo di un impiego sostenibile degli agrofarmaci è ormai imprescindibile ma non dobbiamo pensare che le risposte stiano solo nella tecnica. Penso sia prima di tutto un fatto culturale dove la formazione svolge un ruolo fondamentale. È stata fatta molta strada, credo di poter dire che oggi i giovani sono più preparati e sensibili di noi nella gestione di queste problematiche. Sono fiduciosa: pur non credendo nella possibilità di eliminare completamente la chimica dai nostri vigneti, penso sia possibile raggiungere un equilibrio che minimizzi l’impatto di questi prodotti a vantaggio di tutti. Ancora una volta però l’aspetto culturale è fondamentale: dobbiamo abbandonare l’ottica individualistica della massimizzazione del profitto per abbracciare una ottica più articolata che consideri l’ambiente un bene comune da governare con rispetto e nella sua complessità”.