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29 marzo 2024

Treviso

Materie prime, allarme rincari: "400 milioni di maggiori costi per la Marca"

Le stime di Confartigianato Treviso:"Aument dei prezzi delle materie prime del 33,4% rispetto all'anno precedente"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

edilizia

TREVISO - Edilizia, legno, metallurgia, ma anche gomma e materie plastiche, autoveicoli. l rincari delle delle materie prime, con prezzi alle stelle, mettono in difficoltà le imprese artigiane trevigiane in ripresa.

Una situazione che in provincia di Treviso coinvolge quasi 9.500 imprese con quasi 28 mila addetti e che, inevitabilmente, si riverserà anche sul consumatore finale.

“Stimiamo un impatto potenziale di due miliardi di euro in Veneto, quasi 400 milioni per la nostra provincia di maggiori costi”, denuncia Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana.

“Il nostro ufficio studi ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle materie prime non energetiche sono stati del 33,4% rispetto a un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al + 24% rispetto allo stesso mese del 2020”. Nel dettaglio, i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua.

L’aumento senza precedenti dei costi delle materie per il settore dell’edilizia con la conseguente difficoltà di approvvigionamento, rischia inoltre di bloccare tanti cantieri avviati con il Superbonus del 110%, con gravi ripercussioni economiche e sociali.

Sono diversi i fattori, secondo l’associazione artigiana, stanno sostenendo la fiammata dei prezzi delle materie prime, in primis la ripresa della produzione mondiale. In parallelo, le catene produttive globali non sono riuscite a riorganizzarsi dopo lo shock Covid-19: l’offerta rarefatta per alcuni produttori si intreccia con difficoltà nella logistica delle merci. Scarseggiano, inoltre, materie prime necessarie per la produzione di beni che è cresciuta a seguito dell’emergenza sanitaria. L’ aumento dei prezzi è infine sostenuto dalla politica monetaria espansiva ed i bassi tassi di interesse sostengono la domanda speculativa.

“Uno scenario che ci preoccupa e che rischia di spegnere i primi segnali congiunturali positivi - sottolinea Sartor - Quanto dureranno queste fiammate di prezzi e quanto incideranno sull'aumento dell'inflazione non è prevedibile oggi. È invece facile prevedere un aumento al consumatore dei prezzi dei beni di più largo consumo a partire dal prossimo autunno”. La doccia fredda delle materie prime è arrivata proprio nel momento di una ripresa delle attese sugli ordini, che a maggio sono in territorio positivo per tutti i settori e in marcata crescita rispetto ad aprile. Il saldo più elevato si riscontra per il manifatturiero (+15,6) e servizi di mercato (+13,2), settore che registra il miglioramento più accentuato (+11,9 punti rispetto ad aprile 2021).

Il ritorno in territorio positivo dell’indicatore sulle attese degli ordini è avvenuto a fine 2020 per le imprese del manifatturiero e delle costruzioni mentre si è ritardato fino ad aprile 2021 per le imprese dei servizi di mercato e per il commercio.

 


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