24/03/2025pioggia debole e schiarite

25/03/2025nubi sparse

26/03/2025foschia

24 marzo 2025

Politica

Meloni scompare dal radar: il silenzio imbarazzato di Palazzo Chigi sul caso Almasri

Tra imbarazzanti contraddizioni e l’assenza in Parlamento, la premier sceglie la strategia dell’invisibilità

| Carlo De Bastiani |

immagine dell'autore

| Carlo De Bastiani |

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, da giorni, è l’assente illustre. Mentre i ministri Nordio e Piantedosi tentano di arginare le critiche in Aula, la presidente del Consiglio preferisce restare dietro le quinte, invisibile quanto imbarazzata da un caso che ha creato una macchia indelebile sull’esecutivo.

Il governo si trova stretto tra due fuochi: da un lato, l’accusa di aver favorito il rimpatrio del comandante libico Najeem Almasri – ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità – con un volo di Stato. Dall’altro, la rabbia per gli avvisi, che lei chiama di garanzia, notificati a Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, considerati dalla maggioranza un «attacco politico» alla separazione dei poteri.

La premier ha definito «abnorme» l’iniziativa della Procura di Roma, sostenendo che indagare il governo equivalga a un «danno alla nazione». Peccato che proprio questa linea dura abbia alimentato il sospetto di un doppio gioco: se da un lato si invoca la sovranità nazionale, dall’altro non si spiega perché un presunto criminale sia stato scortato in Libia invece di essere consegnato alla giustizia internazionale.

La sedia vuota che fa rumore
A tenere banco, però, è soprattutto l’assenza della premier in Parlamento. «Un atto di viltà istituzionale», l’ha definita Giuseppe Conte, mentre Elly Schlein ha definito la premier «Presidente del coniglio» durante il dibattito. Anche Matteo Renzi non ha risparmiato sarcasmo: «Quella seggiola vuota è la mossa più intelligente che potesse fare».

Dietro la facciata del disimpegno, però, Palazzo Chigi brucia. Fonti giornalistiche raccontano di riunioni frenetiche: vertici sulle Olimpiadi invernali, incontri sul piano carceri, colloqui con i fedelissimi. Strategia chiara: occuparsi d’altro e distogliere più velocemente possibile l'attenzione da un fatto imbarazzante. Ma i collaboratori ammettono che Meloni ha seguito ogni minuto del dibattito parlamentare, compreso l’epiteto di «coniglio» lanciatole dalla Schlein. E sicuramente non dovremmo aspettare a lungo per ascoltare il ruggito del coniglio.

 

Il nodo irrisolto del segreto di Stato
A complicare la posizione del governo, il dibattito interno sull’opportunità di invocare il segreto di Stato per blindare gli atti del caso. Mentre Meloni sembrava inizialmente contraria, alcuni ministri avrebbero spinto per questa opzione. Una divisione che tradisce imbarazzo e incertezza, mentre la Corte penale internazionale potrebbe chiedere nuovi chiarimenti sul ruolo dei servizi italiani.


Iscriviti alla Newsletter di OggiTreviso. E' Gratis

Ogni mattina le notizie dalla tua città, dalla regione, dall'Italia e dal mondo


 

 


| modificato il:

foto dell'autore

Carlo De Bastiani

Dello stesso argomento

Nord-Est
dall'Italia
dal Mondo
vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×