Il mondo in frammenti: conflitti ibridi, crisi istituzionali e guerra geoeconomica
CESMAR Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima
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Le analisi del 9 giugno convergono nel delineare un quadro internazionale caratterizzato da un'elevata tensione sistemica, in cui la logica della competizione strategica tende a prevalere sugli sforzi di cooperazione. Si registra un'accelerazione della frammentazione dell'ordine globale, accompagnata da un significativo incremento della spesa militare a livello mondiale. In questo contesto, la conflittualità assume caratteri ibridi e persistenti. Si osserva una crescente strumentalizzazione di diversi dossier — dall'energia ai diritti umani — per il perseguimento di obiettivi strategici, con i forum multilaterali che si trasformano da sedi di negoziato a piattaforme di confronto tra interessi divergenti. Il confronto strategico si estende così oltre i domini militari convenzionali, per includere in modo sistematico anche gli ambiti marittimo, cibernetico ed economico-finanziario.
Evento Clou della Giornata
L'evento principale del 9 giugno è lo schieramento della Guardia Nazionale a Los Angeles per ordine presidenziale, in risposta a proteste sulle politiche migratorie. L'azione, bypassando l'autorità statale, trasforma una crisi politica in un conflitto istituzionale, evidenziando una profonda polarizzazione interna. Questo fattore di instabilità domestica incide sulla proiezione di potere esterno degli Stati Uniti, spingendo attori terzi, alleati e avversari, a una ricalibrazione delle proprie strategie. Tale paralisi interna appare correlata a un'inefficacia in ambito multilaterale, come esemplificato dallo stallo dei negoziati ONU sulla sicurezza idrica.
Analisi dei Teatri Operativi
• Mediterraneo allargato. Il teatro operativo del Mediterraneo Allargato presenta un quadro di crisi multiple e interconnesse. L'epicentro della tensione si localizza nel Mediterraneo Orientale, dove le operazioni militari israeliane — inclusa la cattura della nave di aiuti Madleen in acque internazionali e l'eliminazione di un leader militante — si sommano alle preoccupazioni per l'infiltrazione dello spionaggio iraniano, delineando un conflitto asimmetrico in evoluzione. Questa instabilità si lega a quella del Golfo Persico, esacerbata dalle nuove sanzioni statunitensi contro la finanza ombra di Teheran. Le dinamiche conflittuali si estendono ad altri quadranti. Nel Mar Nero si registra una frizione diretta tra Russia e NATO, esemplificata dall'intercettazione di un drone dell'alleanza. Nel Mar Rosso, la ripresa degli attacchi Houthi incide direttamente sulla sicurezza delle rotte commerciali. Sul versante europeo, si notano segnali di disallineamento nella politica verso la Russia, con la Slovacchia che minaccia un veto sulle sanzioni. Le iniziative diplomatiche, come il vertice di Nizza, mostrano limiti nel produrre strategie coese. A sud, la transizione geopolitica nel Sahel, con la crescente influenza russa a scapito di quella francese, impatta direttamente la sicurezza e la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo Centrale.
• Heartland Euro-asiatico. Il teatro operativo dell'Heartland euro-asiatico è definito da due dinamiche parallele: il conflitto militare in Ucraina e la competizione geoeconomica. Sul piano militare, si registra un'escalation in Ucraina con l'avanzata russa verso l'oblast di Dnipropetrovsk. La reazione occidentale include l'invio di ulteriori mezzi corazzati dall'Australia e la discussione in ambito NATO di un significativo potenziamento delle forze aeree. Sul fronte geoeconomico, la partnership strategica tra Russia e Cina si consolida con un accordo decennale su energia e infrastrutture, volto a creare un blocco resiliente alle sanzioni e a controbilanciare la pressione occidentale, come il controllo cinese sulle esportazioni di terre rare. Tuttavia, emergono elementi di frizione: un presunto rapporto dell'FSB denuncia attività di spionaggio cinesi in territorio russo, in particolare nel settore scientifico e nell'Artico. Tale sviluppo indica come, al di là della convergenza tattica, gli interessi nazionali specifici rimangano un fattore determinante nelle loro relazioni bilaterali.
• Indopacifico. L'Indopacifico si conferma il teatro primario della competizione sistemica, principalmente tra Stati Uniti e Cina. La dinamica competitiva si articola su un doppio binario, militare e tecnologico, mentre i tentativi di dialogo commerciale appaiono marginali. L'assertività cinese, manifesta nelle operazioni attorno a Taiwan e alle isole Senkaku e nel Mar Cinese Meridionale, provoca reazioni da parte statunitense e dei suoi alleati, come le esercitazioni congiunte con le Filippine. Questa tensione alimenta una corsa agli armamenti che coinvolge attori come Giappone e Australia, ed è sottesa da una costante competizione sul dominio tecnologico ("guerra dei chip"). In questo quadro, la strategia statunitense include il rafforzamento delle alleanze, esemplificato dall'offerta al Giappone del caccia F-47, una mossa che mira sia al contenimento militare sia a competere con il programma industriale GCAP. Il quadro regionale è ulteriormente complicato da elementi di incertezza politica, come l'orientamento post-elettorale della Corea del Sud, e da persistenze conflittuali storiche, quale la disputa indo-pakistana sul Kashmir.
• Teatro Operativo Boreale-Artico. Il teatro operativo Boreale-Artico è caratterizzato da una crescente competizione strategica, accelerata dai cambiamenti climatici che rendono accessibili nuove rotte marittime e risorse. La dinamica principale è la militarizzazione della regione, guidata dalla Russia lungo la Rotta del Mare del Nord. Questa postura, unita a un'accresciuta presenza cinese, genera una reazione da parte della NATO, che eleva l'Artico a priorità strategica. La proposta di un potenziamento del 400% delle difese aeree e missilistiche dell'alleanza non è legata esclusivamente al conflitto ucraino, ma rappresenta una misura preventiva. L'obiettivo è duplice: contrastare la percepita minaccia russa e assicurare il controllo strategico sulle future vie di navigazione e sulle vaste riserve energetiche e minerarie dell'area.
• Teatro Operativo Australe-Antartico. Il teatro operativo Australe-Antartico è un dominio di competizione geoeconomica focalizzata su risorse strategiche. Un primo asse di confronto riguarda il controllo dei minerali critici per la transizione energetica e digitale. La crescente penetrazione cinese nei contratti per il litio in Sud America viene percepita dagli Stati Uniti come una minaccia alla sicurezza delle proprie catene di approvvigionamento. Un secondo asse concerne la sicurezza energetica. L'accordo tra l'italiana Eni e l'argentina Ypf per lo sviluppo di GNL esemplifica gli sforzi europei per diversificare le fonti energetiche attraverso la costruzione di nuove partnership politico-economiche. Queste dinamiche, insieme all'uso della diaspora messicana come potenziale leva economica contro gli USA, illustrano una tendenza più ampia: l'impiego sistematico di strumenti economici per il perseguimento di obiettivi geopolitici.
Conclusioni
Gli eventi del 9 giugno confermano un'accelerazione della frammentazione globale in blocchi competitivi. In questo quadro, la diplomazia assume una funzione prevalentemente reattiva di gestione delle crisi, mentre la geoeconomia viene sistematicamente impiegata come strumento di confronto strategico. Una conseguenza diretta è l'aumento generalizzato della spesa militare. Questa tendenza impone un significativo trade-off tra i bilanci per la difesa e quelli per la spesa sociale, specialmente per gli stati europei. Tale dilemma tra sicurezza esterna e benessere interno costituisce una potenziale fonte di futura instabilità politica domestica.
Temi da monitorare nei prossimi giorni:
1. Crisi Istituzionale USA. La battaglia legale e politica tra la California e il governo federale è solo all'inizio e determinerà il livello di stabilità interna degli Stati Uniti. La battaglia legale e politica tra la California e il governo federale è un test cruciale per la tenuta democratica americana. La sua evoluzione determinerà il grado di coesione (o paralisi) degli Stati Uniti sulla scena mondiale
2. Escalation in Ucraina e Mar Nero. La minacciata rappresaglia russa potrebbe materializzarsi da un momento all'altro, con conseguenze militari e umanitarie gravissime e potenziali impatti sulla sicurezza alimentare globale. La nuova offensiva russa verso Dnipropetrovsk potrebbe cambiare le sorti del conflitto, forzando l'Occidente a decisioni ancora più drastiche sul tipo e la quantità di aiuti militari e, potenzialmente, sul livello di coinvolgimento
3. Esito dei Colloqui USA-Cina. Le trattative di Londra sono a un bivio. Un fallimento potrebbe innescare una nuova ondata di dazi e contromisure, un'ulteriore stretta tecnologica e una risposta militare più aggressiva nell'Indopacifico.
4. Tensione in Medio Oriente. La reazione internazionale e araba alla cattura della nave di aiuti e alle operazioni militari israeliane a Gaza potrebbe innescare una crisi diplomatica di vaste proporzioni, mettendo a dura prova le deboli architetture di pace nella regione.
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