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18 aprile 2024

Treviso

La mostra. “Veneto Venti Venti”, le foto d'autore dei sette capoluoghi veneti nel tempo della pandemia

Il reportage del maestro Massimo Saretta sul silenzio e sul vuoto delle più belle piazze del Veneto

| Lieta Zanatta |

| Lieta Zanatta |

Foto dalla mostra

TREVISO - Per mesi ha girato come uno spettro in città diventate fantasma per documentare cos'erano diventate le più belle piazze svuotate dalla presenza umana. Per intere giornate si è appostato paziente in attesa della luce giusta, di un passante solitario, del vento che spazzasse via l'angoscia generata dal silenzio di questo vuoto.

E Il silenzio nel vuoto è proprio il sottotitolo del libro fotografico “Veneto Venti Venti” che Massimo Saretta, fotografo padovano certificato Leica, ha realizzato per la casa editrice Esedra con prefazione del giornalista e fotografo Paolo Coltro, e da cui è originato il progetto dell'omonima mostra fotografica visibile gratuitamente dalle 10 di martedì 9 marzo nella sala Foffano del Museo di Santa Caterina di Treviso.

Un appuntamento che è slittato per via del cambio di colore da giallo ad arancione della regione Veneto a partire da lunedì 8 marzo, come comunicato nelle ultime ore, a causa del peggioramento dei dati sull'epidemia da Covid. Quella zona arancione che chiude mostre e musei per circa due settimane, fino alla nuova ridefinizione alla luce dei dati che verranno nuovamente aggiornati sui contagi.

Uno spostamento dell'inaugurazione della mostra che è stato messo in conto a priori dagli organizzatori, che prolungherà quindi la durata dell'esposizione affinché tutti i trevigiani possano avere l'occasione di vedere la loro città immortalata dagli scatti di un maestro, come auspicato dall'assessore alla Cultura Lavinia Colonna Preti ieri durante la presentazione alla stampa. Un paradosso chiudere per lockdown una mostra sul lockdown, ma rende l'idea del tempo storico che viviamo e subiamo.

La mostra di Saretta vede l'esposizione di 90 foto, ripartite tra le sette province del Veneto, scattate da marzo 2020.

Sono immagini di piazze storiche, dei loro portici, di palazzi secolari, delle vie lastricate orfane del calpestio dei passanti, del tramestio e il vociare della folla.

«Il silenzio nel vuoto - inizia a spiegare Saretta non senza una vena di tristezza nella voce - è la sensazione forte e dolorosa che ho provato nel girare queste città fantasma dove il fattore umano, loro peculiarità, era sparito»

Persino una piazza celebrata e celeberrima come Piazza San Marco a Venezia, fra l'altro copertina del libro, è stata tra i luoghi che più gli hanno lasciato il segno.

«E' stato molto emozionante trovarsi in una Piazza San Marco, solitamente affollata, completamente deserta e nel silenzio più totale. E' un'esperienza bellissima, ma nello stesso tempo impressionante e inquietante. Un'immagine di vuoto, un silenzio assordante»

Eppure, ad osservare bene gli scatti di Saretta, si coglie un aspetto che va al di là del reportage che cristallizza una situazione storica eccezionale. Oltre il valente aspetto artistico e suggestivo che ci restituiscono queste piazze. Saretta vuole, cerca e trova la presenza umana a tutti i costi. Vuole scacciare quel senso di tragicità che si fa strada in quel silenzio e resistere a quel vuoto che vuole sopraffarlo. In tutte le sue foto esistono un passante solitario, una donna con la spesa, un bambino che gioca a palla, un anziano in bicicletta, una negoziante che sbuca tra la sua merce, un oste imprigionato dalla serranda, dei pescivendoli al lavoro.

E quando mancano le persone, a farne le veci sono le statue cittadine: un Cristo urlante disperazione, donne piangenti che sembrano uscire dalla loro postazione museale, Nettuno e Marte di Palazzo Ducale che mostrano irriverenti le terga, un filosofo che dall'altezza di un tetto o balcone posa lo sguardo sulle vie svuotate e sembra dire che sì, davvero, in tutti questi secoli una cosa così non l'aveva ancora mai vista.

Un fil rouge che poi attraversa tutte le immagini fermate con la mitica Leica, è la luminosità. Non ci sono giornate bigie o piovose, non c'è alba o crepuscolo, ma solo la luce accecante del giorno, che si infiltra, anche di sguincio, tra i posti più angusti. Un elemento che ci dice molto di quello che in realtà Saretta va cercando e che ci vuole comunicare: la luce sfolgorante che ci liberi dal buio dove ci ha gettati questa pandemia, la speranza di ritrovarci e gioire tutti assieme, umanità ritrovata, tra quei luoghi vuoti e in quelle piazze silenziose una volta che che avremmo finalmente sconfitto questa lacerante pandemia.

Chi è Massimo Saretta.

Nato a Padova nel 1958, coniuga da più di trent’anni la sua professione di fotografo con quella di direttore di istituto scolastico. Ha al suo attivo apprezzate esposizioni personali e collettive ed è stato recentemente nominato fotografo certificato Leica. Saretta ha esposto i suoi scatti in diverse mostre personali e collettive di rilievo internazionale.

Per informazioni: www.venetoventiventi.it www.massimosaretta.com

Informazioni sulla mostra

La mostra, coordinata da Alberto Sichel e Carla Travierso, curata da Gastone Scarabello, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Treviso e patrocinata dalla Regione Veneto.

Si potrà visitare gratuitamente nella sala Foffano del Museo di Santa Caterina dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 18.00 non appena si ritornerà in zona gialla.

In seguito la mostra proseguirà, itinerante, alla volta di Verona, Vicenza, Belluno, Venezia, Rovigo per poi terminare a Padova nel mese di dicembre 2021.

 

 



Lieta Zanatta

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