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01 dicembre 2024

Treviso

In mostra ai Carmelitani i presepi che raccontano vita morte e resurrezione

Padre Gino Busnardo ha allestito una originale galleria di presepi, autentici gioiellini: "L’Italia senza presepe non è l’Italia"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Mostra presepi chiesa Carmelitani a Treviso

TREVISO - A Treviso, nella chiesa di San Giovanni della Croce – meglio nota come quella dei Carmelitani – padre Gino Busnardo allestisce da cinque anni (da quando è approdato al convento trevigiano proveniente da Verona) una delle più ricche e originali mostre di presepi e che più precisamente, come si raccomanda, bisogna chiamare “diorami”.

La sua è una passione che coltiva sin da quando era bambino, nella sua casa di Villa del Conte a Padova. Una volta entrato in convento, ha affinato le abilità frequentando una scuola a Brescia dove ha appreso le tecniche del colore, della prospettiva e della profondità. Ha poi potuto dedicare molto lavoro alla costruzione di autentici gioellini che non si limitano alla rappresentazione plastica della Natività ma a narrare tutta la storia Sacra del Nuovo Testamento: vita morte e resurrezione (è il caso di dirlo).

E nel giorno della vigilia padre Gino ci fa da guida tra i presepi messi in mostra quest’anno, molti dei quali hanno tratto ispirazione da opere di Giotto, Mantegna, Bellini, beato Angelico. L’esposizione durerà fino al 17 gennaio, dalle 9.00 alle 12.00 nei giorni festivi e dalle 16.00 alle 18.00 in quelli feriali. A ottantanni e passa, davanti a ciascun “quadro” a padre Busnardo brillano gli occhi. E’ rimasto in fondo quel bambino che insieme ai genitori allestiva il primo presepe in casa la notte di Natale.

E’ vero padre Gino?

La passione ce l’ho da quando ero bambino, è vero. Poi ho avuto la possibilità di coltivarla quando sono entrato in collegio, in studentato e nella comunità teologica.

Quanti presepi ha costruito? Ha tenuto il conto?

Ne ho costruito una trentina, più o meno

E per costruirne uno quanto le ci è voluto?

Ogni presepe ha la sua storia. Dipende dal soggetto, dalle dimensioni. Possiamo stimare una media di una cinquantina di ore per quelli più piccoli. Centocinquanta, duecento ore per quelli più grandi e… fantasiosi.

Sì perché non è che proprio proprio nei presepi tradizionali si contemplino ultima cena, passione nell’orto degli ulivi, crocifissione sul Golgota…

La mostra è articolata in cinque parti: infanzia di Gesù, scene pasquali, presepi nel mondo, bassorilievi in marmo di carrara (quest’anno figura anche un ritratto di Dante) e per finire la capanna che ospita figure lignee a grandezza naturale.

La originalità dei suoi presepi – come detto - è che rappresentano non soltanto le scene della natività ma anche quelle della passione, della morte e della resurrezione di Gesù: perché questa scelta?

L’idea l’ho mutuata dal presepe che si allestiva nella mia parrocchia di origine, Villa del Conte: venti quadri, dall’annunciazione alle nozze di Cana. E poi, sempre al mio paese, in in una lastra di marmo sono incise queste parole: “Dove c’è un presepio è sempre Natale”.

E l’Italia ha sempre nutrito un certo affetto per la tradizione del presepe; del resto fu San Francesco a inventarlo…

Sì è una tradizione molto sentita; del resto l’Italia senza presepe non è l’Italia.

I visitatori di quest’anno quale novità scopriranno nella sua mostra ai Carmelitani di Treviso?

In questa edizione abbiamo evidenziato le scene relative all’infanzia e alla Pasqua di Gesù. Poi si potranno ammirare sei piccoli presepi in marmo di Carrara e la baita di circa trenta metri cubi e fatta di cortecce.

 



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Roberto Grigoletto

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