01 dicembre 2024
Categoria: Persone - Tags: giovani morti, incidenti stradali, suicidi, Neruda
Rossella Tramet | commenti |
Non riesco a togliermeli di dosso, gli sguardi splendidi di questi tre giovani innamorati della vita.
Espressioni sincere ed accattivanti, che arrivano dirette al cuore: come quelle di altri ventenni, di altri giovani che il destino crudele ha prematuramente portato via, per incidente stradale, tragica fatalità, malattia o attentato terroristico (penso per esempio a Jorge Coco Gobbato di recente vittima di un incidente automobilistico a Pieve di Soligo, a Stefano d'Agostin studente di fisica di Cison di Valmarino stroncato a 20 anni dalla distrofia muscolare, al quindicenne Enrico Zanettin centrato per sbaglio in pieno petto dal padre lo scorso we nel padovano, al piccolo Edoardo Antoniazzi di 16 mesi morto ai Caraibi perché un pulmino turistico ha perso i freni, e naturalmente anche a Valeria Solesin e agli altri con lei, solo per restare agli eventi più recenti, e vicini).
O perché immaginavano una vita migliore, un mondo diverso, e la loro fragilità non ne ha saputo sostenere il peso: hanno deciso loro di togliere il disturbo, e ci hanno detto addio (penso a Christian Rosolen, a Nicholas Piai, a Lorenzo Carinato, a Enrico Gaggion, a Giulio Piovesan, ma la lista é purtroppo molto più lunga).
Nome - cognome - volto sorridente sbattuto in prima pagina: scoop per la cronaca, la morte li ha resi famosi.
Penso ai loro genitori, a genitori normali che non sono scesi in piazza per proclamarli un loro diritto, ma che hanno sentito il dovere di allevarli, educarli, imprimere fiducia nel futuro. Che nel caso dei fratelli Ago hanno sentito pure il dovere di integrarli, provenendo da un Paese come l'Albania, e sono riusciti a farne dei ragazzi esemplari, dediti allo studio, alla musica, circondati dall'amicizia e dalla stima dei coetanei italiani.
Belle storie che ci vengono raccontate solo in occasione della loro morte.
Di vite così spezzate abbiamo già sentito parlare molte volte, e ancora ne sentiremo: ed é uno strazio ogni volta. Perché sono questi ragazzi, figli nostri e figli altrui, il nostro bene più prezioso. Sono i loro occhi e i loro sorrisi, così veri, spavaldi, sognatori, ingenui, non corrotti da tattiche- ipocrisie-menzogne del mondo adulto, il bene per cui valga la pena lottare. E cosa facciamo, noi che restiamo qui, per meritarceli? Non siamo noi a doverli ringraziare per quanto ci insegnano -loro il senso delle nostre vite spesso distratte, stressate, cieche ai richiami di autenticità- ?
La morte li ha colti vivi; i loro spiriti sono vivi, le loro energie sono presenti in chi li ha incontrati. Non sono divenuti schiavi dell'abitudine, non hanno rinunciato ad inseguire un sogno, avevano emozioni che facevano brillare i loro occhi: il Poeta li eleva ad emblema di Vita.
Non siamo spesso noi, che ancora respiriamo, che ora li piangiamo, morti che camminano?
Muere lentamente quien se transforma en esclavo del hábito,
repitiendo todos los días los mismos trayectos,
quien no cambia de marca,
no arriesga vestir un color nuevo
y no le habla a quien no conoce.
Muere lentamente quien evita una pasión,
quien prefiere el negro sobre blanco
y los puntos sobre las "íes" a un remolino de emociones,
justamente las que rescatan
el brillo de los ojos,
sonrisas de los bostezos,
corazones a los tropiezos y sentimientos.
Muere lentamente quien no voltea la mesa,
cuando está infeliz en el trabajo,
quien no arriesga lo cierto por lo incierto
para ir detrás de un sueño,
quien no se permite por lo menos una vez en la vida,
huir de los consejos sensatos.
Muere lentamente quien no viaja,
quien no lee,
quien no oye música,
quien no encuentra gracia en sí mismo.
Muere lentamente quien destruye su amor propio,
quien no se deja ayudar.
Muere lentamente, quien pasa los días quejándose
de su mala suerte o de la lluvia incesante.
Muere lentamente, quien abandona un proyecto antes
de iniciarlo, no preguntando de un asunto que desconoce
o no respondiendo cuando le indagan sobre algo que sabe.
Evitemos la muerte en suaves cuotas,
recordando siempre que estar vivo
exige un esfuerzo mucho mayor
que el simple hecho de respirar.
Solamente la ardiente paciencia hará que conquistemos
una espléndida felicidad.
Pablo Neruda
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