MORO FATTO A FETTE DALLA SANTACHE’
Il senatore Castro: “La tivù istupidisce la politica e il pensiero”
VITTORIO VENETO – Riflessioni e confronti-non confronti a volte surreali. Il saggio di Pietro Panzarino (in foto) dal titolo L’eredità politica di Aldo Moro, Pensiero e azione di un uomo libero (1976-78) non poteva non suscitare commenti alla Godot.
Alla presentazione del libro, edito da Marsilio nella collana Ricerche, avvenuta presso il liceo Flaminio, il senatore Maurizio Castro, dopo aver elogiato le riflessioni di Panzarino sull’azione giuridica di Aldo Moro e sui 55 giorni che sconvolsero l’Italia (parliamo della prigionia e della fine del grande statista) ha provato a paragonare il modo di fare politica e di proporsi agli elettori tipico degli anni Settanta con l’attuale.
Il risultato? Castro ha notato che in una società dominata dal chiacchiericcio televisivo, che per la sua natura improvvisata e torrenziale, travolge ogni tentativo di approfondimento e di vera riflessione critica, un uomo come Moro sarebbe “stato fagocitato dalla Santachè”.
Un’immagine che ha del terrificante, nel suo realismo. E che sottolinea quanto la tivù abbia corrotto lo spirito etico della riflessione, l’importanza del pensiero critico. Castro ha buttato in platea pure una battuta spiritosa come l’Aperol: “Negli ultimi anni – ha detto utilizzando più o meno queste parole – la tivù coi suoi dibattiti accelerati e sincronizzati su un convulso zapping ha instupidito la politica…per questo sono diventato senatore.”
Un confetto di autoironia offerto all’interno di un vassoio di serissime e personalizzate rimembranze. Una sorta di prolusione attraverso cui il senatore vittoriese ha definito il libro di Panzarino un “saggio moroteo”, un “giacimento di informazioni”.
“Moro – ha sottolineato Castro - era un pessimista come sono, nonostante tutto, i cattolici”. Ha poi aggiunto: “La politica è razionalità, la resa propulsiva delle irrazionalità delle dinamiche sociali” e ha concluso il suo articolato intervento dicendo del libro di Pietro Panzarino che esso è “l’occasione per tornare alle nostre autentiche libere radici”.
Quasi un auspicio. Condiviso dall’autore di questo libro interessante che non è solo un omaggio a Moro e al suo “progetto interrotto” ma a una parte della storia d’Italia in cui il confronto era davvero possibile, soprattutto perché non contemplava share, fittizie par condicio o marionettate da telecamera, ma raffronti su valori e modi d’intendere la società, l’economia e la politica, insomma: la vita di una collettività.
“La complessità del progetto politico di Aldo Moro, la sua lucidità sono tali da collocarlo tra i maggiori statisti della storia d’Italia”.
Parole di Pietro Panzarino, a conclusione di un’indagine storico-politico che potrebbe essere un incipit.
Emanuela Da Ros