Vittorio Veneto. Giovedì 29 maggio il messo comunale ha bussato al portone del monastero di San Giacomo per notificare alla Madre Badessa la determina, decisa dalla Amministrazione Comunale, che impone la chiusura del cimitero delle suore.
Alcuni giorni prima il sindaco Scottà, con una lettera allarmistica, preparava i cittadini di San Giacomo all’evento. Nella missiva il primo cittadino sostiene che la permanenza della cappella funeraria (concessa nel 1969 dal comune di Vittorio Veneto con il consenso dalle autorità sanitarie n.d.r.) potrebbe comportare un vincolo cimiteriale; pertanto “l’Amministrazione Comunale è impegnata a tutelare gli interessi dei sangiacomesi”. La legittima aspirazione delle monache di tutelare la tranquillità del luogo e di garantire le idonee condizioni per la vita monastica è entrata in contrasto con i progetti edificatori del sindaco Scottà, per questo l’amministrazione vittoriese è passata alle maniere forti chiudendo il cimitero dove dal 1969 vengono sepolte le consorelle che hanno vissuto nel convento.
La logica conseguenza di questo gesto sarà un nuovo ricorso al TAR e nuove spese legali a carico dei contribuenti vittoriesi.
A San Giacomo sono molti a ritenere che Scottà abbia fatto male i conti e che si troverà contro buona parte della cittadinanza che vede in questa azione una vendetta personale ed una ritorsione nei confronti delle suore.