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29 marzo 2024

Conegliano

SIAMO NEL SEICENTO: CHE PAURA!

La criminalità in Sinistra Piave (qualche secolo fa) raccontata da Sante Rossetto

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Il frate Bonaventura Casoni sta suonando l’organo in chiesa. La penombra della navata della Chiesa di san Giovanni a Serravalle improvvisamente si rischiara. Dalla porta dischiusa entra un uomo. Impugna una spada. Si avvicina al frate concentrato sulla tastiera dell’organo e lo trafigge con la spada, più volte. Fino a farlo morire dissanguato.
Il crudele fatto di cronaca non è avvenuto proprio…ieri. Risale a quattro secoli fa. Così come gli altri delitti raccontati da Sante Rossetto nel suo ultimo libro “Il bandito. Violenza e criminalità nella Repubblica veneta” edito da Sismondi.
“Se oggi il tema della sicurezza è in cima alle preoccupazioni di ogni cittadino, davvero – si chiede l’autore - ci si illude che un tempo si vivesse in  un mondo più tranquillo? Rapine, stupri, violenze, omicidi non si sono intensificati nella nostra società: erano fenomeni tristemente noti anche nei secoli passati” . L'autore ha esaminato decine di migliaia di sentenze del tribunale penale trevigiano del Seicento. E il quadro che ne ha tratto è pauroso. Perchè se oggi nella nostra provincia possiamo contare uno o due omicidi all'anno, quattro secoli fa in uno Stato ben ordinato e funzionante come quello veneto se ne contavano almeno una trentina e anche di più. Se ora ci indigniamo per una irruzione notturna in casa, nel secolo XVII questo era un fatto normale. Le bande di malviventi erano numerose e terrorizzavano vaste zone del territorio.
Il libro di Rossetto ci porta in mezzo alla gente di quattro secoli fa con le case fatte di paglia, famiglie impaurite oltre che affamate e una Giustizia che spesso non arrivava a punire i delinquenti se non con il bando, una pena che metteva fuori della società civile il condannato.

Sotto: Sante Rossetto - A sinistra: la copertina del volume “Il bandito. Violenza e criminalità nella Repubblica veneta”

 


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