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18 aprile 2025

Cronaca

Non bastava il granchio blu. Ora c'è anche il pesce palla killer che minaccia turisti e biodiversità

Specie tossica, morsi letali e danni economici: ecco perché l’invasione del Lagocephalus sceleratus richiede azioni urgenti

| Carlo De Bastiani |

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pesce palla argenteo

La baia di Medulin, in Croazia, è diventata l’epicentro di una scoperta che ha messo in allarme scienziati, comunità costiere e operatori turustici. Il 13 maggio 2024, un pescatore ha estratto dalle acque dell’Adriatico un esemplare di *Lagocephalus sceleratus* lungo 52 cm e dal peso di 1,3 kg, confermando la presenza più settentrionale di questo predatore nel Mediterraneo. Originario dell’Indo-Pacifico, il pesce palla argenteo, come viene volgarmente chiamato, ha viaggiato attraverso il Canale di Suez – diventando un “migrante lessepsiano” (parolone per identificare tutte le specie animali e vegetali che dal Mar Rosso entrano nelle acque del Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez) – e dal 2003 ha colonizzato progressivamente il bacino mediterraneo, minacciando ecosistemi, attività economiche e sicurezza pubblica.

Un pericolo nascosto sotto la superficie
Il ritrovamento in Istria non è un caso isolato. Ricerche pubblicate su Acta Ichthyologica et Piscatoria rivelano che questa specie è già responsabile di danni alle reti da pesca in Grecia e Turchia. La sua dentatura potente, paragonabile a un becco, gli permette di frantumare crostacei, ricci di mare e persino attrezzature subacquee. L’analisi dello stomaco dell’esemplare croato ha svelato una dieta variegata, segnale della sua capacità di adattarsi a nuove nicchie ecologiche, destabilizzando gli equilibri marini.

Ma il rischio più immediato è per l’uomo. La tetrodotossina, una neurotossina 100 volte più letale del cianuro, impregna carne e organi del pesce. Resiste alla cottura e, se ingerita, provoca paralisi respiratoria e morte entro poche ore. In Egitto e Palestina, casi di intossicazione hanno portato a ricoveri d’emergenza, con sintomi che vanno da vomito e vertigini fino a parestesie diffuse.

 

L’invasione del Lagocephalus sceleratus rischia di aggiungersi ai già notevoli problemi per i pescatori. Anche il  settore turistico trema all’idea che notizie di avvistamenti o incidenti possano dissuadere i visitatori. Anche se al momento non ci sono casi di incidenti per i turisti.

Il riscaldamento delle acque adriatiche crea habitat ideali per molte specie che prima non potevano vivere nelle nostre acque.

 

Le soluzioni? Ricercatori croati propongono monitoraggio satellitare, rimozione selettiva e formazione per i pescatori. Tuttavia, senza un coordinamento transnazionale – che coinvolga Italia, Croazia e Grecia – gli sforzi resteranno inefficaci. Le autorità dovrebbero inoltre istituire hotline per segnalazioni e incentivare il uso di reti anti-protezione, già testate con successo in Tunisia.


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