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29 marzo 2024

Conegliano

OLTRE IL BUIO. E LA LUCE DELLA LUNA

Gianna Buran propone a Palazzo Sarcinelli una antologica che è un inno al rispetto della Terra. In nome (anche) della pittura

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CONEGLIANO - Lei è bellissima. La sua pittura anche. Difficile distinguere, in Gianna Buran (in foto), estetica femminile e artistica. C’è in questa donna armonia, vitalità, talento, amore. Emozione. E ci sono, nelle tele di Gianna Buran, emozione, passione, talento, armonia. E intuizione.

C’è – nelle opere felici di Gianna Buran - un intuito del bello e della vita, trovata, scoperta, ritratta in un angolo creativo (lo studio di San Pietro di Feletto dove questa pittrice di origine veneziana ma coneglianese d’adozione lavora dal 1990) o nei viaggi fecondi, che l’hanno aiutata a stoccare nell’animo (e nella punta di un pennello) il rosso di un tramonto, di un’alba dall’energia lavica o il nero di un’angoscia che rende più vivido ciò che è colore puro. E soprattutto luce.

Gianna Buran inizia l’attività artistica (ha un centinaio di mostre alle spalle) nel 1970. Amica di Gina Roma, alla quale è legata da un sentimento di amicizia e di scoperta di una vocazione, Gianna Buran matura una vena pittorica astratta che – in 40 anni di attività – la rende una delle protagoniste dell’arte contemporanea internazionale. Dipinge tra i vigneti, i gelsi, il chiuso/aperto di uno studio che è un rustico ristrutturato tra i poggi del Felettano. Un luogo magico, caldo e solare e autentico. Tra colori a olio e soggetti-parvenza di figure reali, Gianna Buran cerca di continuo un’eco cromatica. Un tuono di luce, un tasto di colore che punti il dito verso l’infinito. Ma cerca anche la concretezza che l’infinito può avere agli occhi di un essere umano: un raggio di luna, un’aurora, un orizzonte che si confonda e fonda col limite del mondo, una vertigine di vuoto.

“Dipingo pulsioni”, dice Buran della sua arte, limitandosi ad accennare a significati simbolici o metaforici che l’osservatore dovrebbe cogliere con una sensibilità individuale e soggettiva e sempre diversa. Perché sempre diversa è la visione e la percezione dell’arte. E il messaggio, ammesso che sia un messaggio/didascalia quello che Gianna Buran vorrebbe veicolare, è che oltre il buio, oltre la marcescenza inevitabile (o evitabilissima) della vita c’è una fonte di piacere e di emozione che supera occasioni contingenti, momenti destinati a scorrere e fluire troppo rapidamente per lasciare traccia figurativa.

E’ brava Gianna Buran. E’ una pittrice vocata a trasportare il nostro sguardo distratto oltre la siepe intricata dalle esperienze minime e confuse di una quotidianità o contingenza devastante. Pittrice di lungo corso, con riconoscimenti encomiabili “in catalogo” (tra cui una laurea honoris causa in belle arti, ricevuta nel 1997 presso l’universitas internazionale studiorium superiorum di New York), Gianna Buran è anche moglie (di Angelo Balsarin) e mamma di Antonio e Pierluigi. E’ una donna. Che dipinge il profumo della vita con due essenze fondamentali: l’olio di lino e la felicità dell’essere ora, qui e ovunque si possa cogliere il respiro della vita.

L’antologica di Gianna Buran sarà allestita a Palazzo Sarcinelli dal 15 settembre. Orari: tutti i giorni, dalle 16 alle 19. Il sabato e la domenica, la mostra resterà aperta al pubblico anche dalle 10 alle 12.

edr

 

 


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