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18 giugno 2025

Treviso

Ospedale di Treviso, monitor cardiaco sottopelle per monitorare gli atleti più a rischio

Lo strumento, poco più grande di una graffetta, per sei anni seguirà l'evoluzione della patologia di tre pazienti cardiopatici e consentirà loro di allenarsi

| Isabella Loschi |

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Ospedale di Treviso, monitor cardiaco sottopelle per monitorare gli atleti più a rischio

TREVISO - Medicina dello Sport e Cardiologia unite nell’innovazione: nei giorni scorsi all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso è stato utilizzato per la prima volta un monitor cardiaco che, posizionato sottopelle, è in grado per sei anni di vigilare sulla frequenza e le aritmie cardiache dei soggetti più a rischio.

Il team della Medicina dello Sport di Treviso, diretta dal dottor Patrizio Sarto, in collaborazione con la Cardiologia del Ca’ Foncello, diretta dal dottor Carlo Cernetti, sta sperimentando un nuovo dispositivo che consentirà a tre pazienti cardiopatici di praticare un programma di allenamento personalizzato (rimanendo costantemente sotto controllo) e che seguirà le evoluzioni della loro patologia per 6 anni. Questo avanzato strumento rappresenta un significativo passo in avanti nella Medicina dello Sport, offrendo nuove possibilità di monitoraggio per gli atleti ed ex atleti diventati pazienti troppo presto per problemi cardiaci. Il monitor cardiaco è stato iniettato sottopelle dall’équipe di Aritmologia dell’Unità operativa complessa di Cardiologia: “L’intervento - spiegano il dottor Luca De Mattia e il dottor Paolo Squasi, posizionatori degli impianti - è poco più che ambulatoriale, dura qualche minuto, viene effettuato in anestesia locale con un sistema simile a una siringa. Al termine del posizionamento il dispositivo è praticamente invisibile”.

Grazie alla tecnologia all'avanguardia dello strumento i pazienti potranno essere controllati a distanza tramite la telemedicina e avranno installata sul proprio smartphone un’app che consentirà loro di ricevere i dati dal monitor in tempo reale e trasmetterli al sistema controllato quotidianamente dalle dottoresse Pegoraro e Patelli, e dal dottor Sutto della Medicina dello Sport. I casi più complessi verranno condivisi con il dr De Mattia durante le consuete discussioni plenarie che si svolgono mensilmente.

“Il progetto che abbiamo messo in atto è frutto di una collaborazione attiva con la Cardiologia e dell’idea di innovazione clinica che abbiamo sempre portato avanti assieme agli specialisti cardiologi - afferma il dottor Sarto -. Oggi siamo entusiasti di avere a disposizione uno strumento, poco più grande di una graffetta, che continuamente registrerà il ritmo cardiaco alla ricerca di aritmie pericolose, permettendo ai nostri pazienti di praticare programma di allenamento in modo attento ma sereno. Ciò rappresenta un importante progresso nella nostra capacità di trattare condizioni cardiache complesse nei giovani atleti. Ma, soprattutto, siamo felici di avanzare lungo un percorso di gestione clinica personalizzata, che ci consente di aiutare con metodi e tecnologie adeguate tutti i pazienti che si rivolgono a noi, permettendo loro di tornare gradualmente alle proprie attività sportive, migliorandone significativamente la qualità di vita”.

La Medicina dello Sport di Treviso continua a impegnarsi per l'innovazione e l'eccellenza nella cura dei pazienti. Attualmente segue più di 450 pazienti. Di questi 171 di loro hanno intrapreso un percorso strutturato, chiamato “Il secondo tempo di Julian Ross” – un chiaro riferimento alla seconda possibilità, a un nuovo inizio possibile anche dopo una diagnosi di una cardiopatia potenzialmente a rischio di arresto cardiaco. Il centro ha sviluppato un programma dedicato, con l’obiettivo di offrire percorsi personalizzati, sicuri e basati sulle più recenti evidenze scientifiche che solo fino a pochi anni fa erano impensabili.

 “L’attività della Medicina dello Sport è un fiore all’occhiello della nostra azienda perché sa conciliare le necessità assistenziali con la continua innovazione clinica, indispensabile per un Centro di riferimento come il nostro, in particolare in un ambito così delicato come le patologie cardiache negli sportivi - commenta il direttore generale, Francesco Benazzi -. Sviluppi innovativi come la possibilità di installare questo dispositivo evidenziano come il lavoro di squadra ci consenta di offrire ai pazienti cure sempre migliori, personalizzate e tecnologicamente avanzate”.


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