Parole di carta - Federica Manzon.
Incontri - Presentazioni
quando | 21/02/2025 |
---|---|
orario | Dalle 20:30 alle 22:00 |
dove |
Mogliano Aula magna Liceo Giuseppe Berto |
prezzo | gratuito |
info | posta42linee@gmail.com |
organizzazione | quarantaduelinee|circolazione culturale aps |

presenta
vincitore Premio Campiello 2024
Nel romanzo Alma le storie attraversano Trieste, il Carso e la frontiera tra Italia e Balcani e si intrecceranno in un dialogo e in un confronto con le studentesse e gli studenti delle classi IV e V per suscitare riflessioni e per interrogarsi anche con il presente.
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ore 20.30
aula magna liceo Giuseppe Berto
mogliano veneto
ore 20.30
aula magna liceo Giuseppe Berto
mogliano veneto
INGRESSO GRATUITO
prenotazione
all'indirizzo: posta42linee@gmail.com
specificando cognome, nome e recapito telefonico
prenotazione
all'indirizzo: posta42linee@gmail.com
specificando cognome, nome e recapito telefonico
incontro a cura di
quarantaduelinee e Liceo Berto - progetto IL BERTO LEGGE
con officina 31021 e il patrocinio della città di Mogliano Veneto
quarantaduelinee e Liceo Berto - progetto IL BERTO LEGGE
con officina 31021 e il patrocinio della città di Mogliano Veneto
, Feltrinelli, 2024
vincitore del Premio Campiello 62^edizione, 2024
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”.
A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere.
I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.
Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.
vincitore del Premio Campiello 62^edizione, 2024
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”.
A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere.
I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.
Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.
Pordenone, 1981
È direttrice editoriale di Guanda e direttrice della Scuola Holden di Torino; è stata editor della narrativa straniera per Mondadori e curatrice della collana di narrativa del Mediterraneo per Crocetti.
Ha pubblicato i romanzi Come si dice addio (2008) e Di fama e di sventura (premio Rapallo Carige per la Letteratura Femminile2011 e premio Selezione Campiello 2011). Nel 2015 ha curato il volume I mari di Trieste (Bompiani). Con Feltrinelli ha pubblicato La nostalgia degli altri (2017), con Aboca Il bosco del confine (2020) e con Feltrinelli Alma (2024), romanzo con cui ha vinto il Premio Campiello, il Premio Alassio e il Premio Stresa.