Pestano una giovane al Mamilla per favorire la fuga della ladra, assolte per un cavillo
Per come era stato scritto il capo d'imputazione non c'erano le condizioni per procedere
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SAN VENDEMIANO - Secondo l’accusa avrebbero pestato la vittima del furto per favorire la fuga dell’amica, che aveva appena rubato una borsetta. Nonostante questo però rimarranno impunite, a causa di un cavillo burocratico.
Teatro della scena è il Mamilla di San Vendemiano, giugno 2015: una giovane avrebbe lasciato la sua borsetta sul bancone, vicino alla consolle, e le sarebbe stata rubata da una 22enne, che sarà giudicata a Treviso il prossimo 12 dicembre.
Come riporta il Gazzettino, una volta scoperto il furto la vittima sarebbe corsa fuori dal locale, per rincorrere la ladra. A quel punto una 22enne albanese e una 21enne italiana, amiche della giovane che aveva commesso il furto, avrebbero aggredito la proprietaria della borsetta, per favorire la fuga dell’altra ragazza. L’avrebbero tirata per i capelli e le avrebbero tirato calci alle gambe dopo averla fatta cadere a terra.
Sono state denunciate per lesioni aggravate, ma durante il processo è stato scoperto il cavillo che le ha fatte scagionare. La difesa ha infatti ha sostenuto che non c’erano le condizioni per procedere, e per come era stato scritto il capo di imputazione le due non potevano essere processate.
Il reato di lesioni è procedibile per querela, e in questo caso non c’è querela per lesioni: solo una denuncia in cui la vittima ha riportato il furto e il pestaggio come un fatto unico, e non come due episodi distinti. Le due giovani non sono state accusate di furto, per questo il giudice ha accolto la tesi della difesa.