"E' la politica la grande assente nell'emergenza sanitaria"
Per Alessandro Pierobon, neo Presidente delle Acli di Treviso, i cittadini sono stati lasciati soli ad affrontare le difficoltà della pandemia.
TREVISO - Avvocato civilista, quarantotto anni, ne aveva 22 quando, per partecipare a un corso destinato ad “addetti sociali”, mise piede la prima volta nelle Acli di Treviso. Da un mese ne è diventato il presidente provinciale. Alessandro Pierobon di lavoro, come pure di famiglia, si è sempre occupato anche per professione. Ha nelle corde insomma la “mission” delle (al plurale) Associazione Cristiane dei Lavoratori italiani, la più grande organizzazione di laici cristiani d’Italia. Nella Marca sono seimila gli associati.
Prende il testimone da Laura Vacilotto, non in un gran bel momento: “Viviamo l’emergenza più grande dal dopoguerra ad oggi. Tuttavia non mi piace paragonare la pandemia alla guerra”. Nemmeno lo convince la polarizzazione salute-lavoro: “Vero è che se uno è malato non può lavorare ma un problema ce l’ha pure chi sta bene ma non trova lavoro”. Piuttosto è la politica la grande assente: “Qui da noi è completamente scomparsa, diversamente da Spagna Germania o Inghilterra. In questo difficile frangente tutto si riduce alla melina tra Governo e Regioni, ed è uno spettacolo piuttosto desolante”.
I cittadini nel frattempo sono lasciati abbastanza in balìa di se stessi, non sanno a chi rivolgersi: “Dal lockdown in poi, oltre ai tradizionali servizi previdenziali e fiscali, abbiamo dovuto implementare le consulenze telefoniche anche per delucidare il contenuto dei tredici Dpcm e circolari annesse”. Un supplemento di lavoro per il quale il neo presidente non smette di dire grazie agli impiegati delle Acli, che garantivano comunque il servizio anche quando altri, come l’Inps, avevano chiuso o disponevano al massimo di un dipendente al centralino durante il lockdown. Le prossime settimane, che diventeranno probabilmente mesi, preoccupano il presidente Pierobon: “Abbiamo il polso della situazione: paura ce n’è ma serve altrettanto coraggio e metterci tutti dalla stessa parte a remare contro il virus”. Con fiducia. Parola grossa, visti i tempi. Pietrobon però si ricorda di un’indagine, effettuata in pieno lockdown, su un campione di “over 65”, la categoria più vulnerabile al contagio da Covid: “Il 58,3% degli intervistati ha esternato sentimenti di speranza e pensieri positivi sul futuro”. E se lo dicono loro.