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29 marzo 2024

Treviso

RAMANDAN: ATTESI IN 400 A SILEA

La comunità mussulmana invita Gentilini, ma il prosindaco di Treviso declina l'invito

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RAMANDAN: ATTESI IN 400 A SILEA

SILEA - Saranno fra i 400 ed i 500 i fedeli musulmani che questa mattina dalle otto alle dodici (salvo una minima incertezza dell'ultim'ora) si ritroveranno agli impianti sportivi di Silea per la celebrazione del Ramadan.

Lo annunciano fonti delle associazioni degli immigrati di Treviso i quali hanno esteso l'invito alla partecipazione, oltre che ad organizzazioni sindacali, associazioni del volontariato ed esponenti della chiesa cattolica, anche al vice sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini.

Lo 'sceriffo' aveva fatto parlare di sé una decina di giorni fa quando, per la prima volta, si era detto favorevole ad ospitare l'annuale preghiera islamica in uno spazio all'interno del perimetro comunale di Treviso, salvo essere messo in minoranza, poche ore dopo, dalla sua stessa giunta municipale guidata dal segretario della Lega Nord - Liga Veneta Gian Paolo Gobbo.

I cittadini islamici, che avevano già presentato la domanda agli uffici comunali, si erano perciò posti alla ricerca di una sede alternativa, trovandola venerdì nel Palazzetto dello sport di Silea, alla prima periferia di Treviso, grazie alla disponibilità del sindaco, Silvano Piazza (Pd).

Secondo quanto è appreso, la maggioranza dei musulmani che si riuniranno domani a Silea, il principale fra i 15 luoghi distribuiti sul territorio provinciale per la celebrazione del Ramadan, saranno in larga maggioranza di nazionalità bengalese.

GENTILINI «SE A TREVISO CI SAREI ANDATO» 

"Declino l'invito perché Silea non è il mio comune. Fosse stato a Treviso sarei andato a trovarli". E' la risposta data dal vice sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, all'invito a lui rivolto dai fedeli musulmani a presenziare, in qualità di ospite, alla celebrazione del Ramadan a Silea.

"Dove c'é un altro sindaco - ha spiegato - non ritengo giusto andare ad imporre la mia presenza. Se fosse stato nel mio comune, circostanza sulla quale mi ero espresso favorevolmente, sarei certamente andato a salutarli, perché - ha concluso Gentilini - in un luogo in cui si prega non c'é nulla di cui aver timore".

 


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