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25 aprile 2024

Treviso

La scuola è in presenza ma per modo di dire, classi in quarantena continua

Stefania, insegnante di sostegno: "Gli insegnanti non sanno a chi chiedere aiuto. A Zaia dico che non sono orgogliosa di appartenere ad una regione che solo a parole è eccellente nella sanità"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Insegnante di sostegno in pandemia

TREVISO - Stefania è una insegnante di sostegno specializzata, di ruolo da quattro anni in una scuola primaria della provincia di Treviso. Sta vivendo con molto disagio - ed è in buona compagnia con molti colleghi docenti di ogni ordine e grado - il frangente storico attuale che vede una scuola in presenza - è vero - ma in equilibrio assai precario.

Nella sua classe un alunno è risultato positivo al Covid. La famiglia ha tenuto fin da subito a casa il bambino e, alla conferma della positività al molecolare, ha informato la scuola. Per scrupolo, pur sapendo di non essere stata effettivamente un contatto stretto dell’alunno ho eseguito un tampone in farmacia, risultato negativo. Poi è arrivata la mail dalla scuola, con indicazioni per fare il tampone (nel mio giorno libero): sei ore e mezza di coda, test rapido di quarta generazione, chiedono il numero di cellulare per avvisare prontamente in caso di positività. Dopo ventotto ore è arrivato l’esito del referto: positivo. Incredula, scioccata, spaventata mi organizzo per isolarmi dalla mia famiglia e torno a fare il molecolare. Altre cinquantasei ore di attesa in cui nessuno mi chiama per darmi indicazioni su cosa fare. Nessuno che sapesse dirmi se potevo tornare a scuola a quel punto, finché dopo tre giorni mi ha telefonato l’Ulss, dicendomi di eseguire un ultimo tampone rapido, di cui, dopo quaranta ore, sono ancora in attesa di esito.

Ha letto di quei genitori che hanno mandato il figlio alla scuola elementare di Visnadello infrangendo la quarantena? Che cosa pensa?

Mi sono immedesimata sia nella parte del personale scolastico che nei panni delle famiglie dei compagni, sicuramente arrabbiate, preoccupate e infastidite per la situazione, ma anche dalla parte della famiglia, che magari ha agito in buona fede, non sapendo come comportarsi a seguito di un referto positivo.

Non sanno come comportarsi, dice? I protocolli sono piuttosto chiari…

Per esperienza personale di questi giorni so che, nel momento in cui arriva un esito positivo da un tampone rapido (che poi rapido non è, se l’esito arriva dopo 38 ore!) si è abbandonati a se stessi. Non è vero che l’Ulss chiama. Non si hanno indicazioni su come procedere: le uniche indicazioni sono contenute nella mail generica che la scuola inoltra alla famiglia, in cui sono contenute le istruzioni da mettere in atto nell’attesa dell’esito del tampone e queste misure, è specificato, non riguardano i famigliari. I Dirigenti Scolastici, inoltre, con la scusa della privacy, si limitano a “girare” la mail dell’Ulss, senza interessarsi direttamente alla questione, classe per classe.

Che cosa pensa dell’obbligo vaccinale entrato in vigore ieri?

L’obbligo vaccinale dovrebbe valere anche per i genitori degli alunni, per tutelarci a vicenda.

Come sta vivendo da insegnante lei questa scuola in presenza “per modo di dire”?

Alla scuola Primaria gli insegnanti sprecano troppe energie perché, oltre al loro lavoro, devono costantemente assicurarsi che le misure di prevenzione siano applicate: mascherine, gel, distanziamento, prestito oggetti tra compagni… Ma, nonostante questo doppio sforzo, gli insegnanti vengono ancora più aggravati di impegni: riunioni, incontri, collegi docenti che durano più del doppio dell’ orario previsto…

Ma lei, personalmente, come se la sta cavando?

Per quanto mi riguarda, a questo stress si aggiunge lo sforzo fisico, esponenzialmente aumentato rispetto agli anni scorsi: lavoro a stretto contatto con un bambino con una disabilità grave, esonerato dall’uso della mascherina, per cui indosso per 5 ore al giorno la mascherina con il filtro e la visiera (disposizioni che mi sono personalmente procurata) e questo mi costa un grande affaticamento fisico.

Non è abbastanza tutelata la categoria dei docenti dal suo punto di vista?

I docenti sono esposti al rischio come molte altre categorie (per esempio operatori socio sanitari, camerieri…) ma il problema che ho riscontrato in questi giorni è che, nel momento in cui si verifica un caso di positività nella classe, il DS si limita a informare il SISP e a inoltrare le mail agli insegnanti della classe, senza interpellare direttamente gli insegnanti per valutare situazione per situazione riguardo l’ opportunità di iniziare la quarantena e di eseguire il tampone. Gli insegnanti hanno anche famiglia: una quarantena non necessaria, ma assegnata per formalità, crea disagio nella gestione familiare quotidiana.

E quindi cosa bisognerebbe cambiare per i docenti che hanno ora il “super greenpass”?

Se un insegnante è vaccinato, sa di aver indossato correttamente tutti i dispositivi di protezione, di essere venuto in contatto solo di sfioro con l’alunno positivo, secondo me non deve essere obbligato al tampone/quarantena. Sarà il docente stesso che, eventualmente per scrupolo, potrà ricorrere ad un tampone in farmacia. Questa è la tutela che, personalmente, mi è mancata in questi giorni.

Immagini di avere davanti a sé in questo momento il ministro Bianchi: cosa gli chiederebbe di fare?

Al ministro chiederei di vietare classi da ventisei alunni, almeno alla Primaria: si tratta di una situazione disagevole anche in tempi normali; consentire che nel mezzo di una pandemia si formino classi prime in cui, per numero di alunni, il distanziamento in aula è appena garantito (nonostante i salti mortali dei comuni che tolgono armadi, spostano le cattedre, abbattono muri..) significa essere poco prudenti.

E al Presidente della Regione Zaia?

Vorrei far sapere che non mi sento poi tanto orgogliosa di appartenere ad una Regione che si ritiene eccellente nel sistema sanitario, perché per me non lo è stata: sapere di aver fatto scrupolosamente il mio dovere di cittadina e, nonostante ciò, aver subito un danno per il quale nessuno si è mai scusato o giustificato, essere stata abbandonata nel momento di difficoltà senza nessuno che mi desse indicazioni su come comportarmi, i tempi di attesa sproporzionati per i risultati dei tamponi… è una situazione altamente demotivante. Eppure oggi, esito permettendo, tornerò a scuola per contribuire ad educare i figli di quelli che invece, di me, non si sono interessati.

 


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Roberto Grigoletto

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