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28 marzo 2024

Conegliano

"Se i tuoi genitori sono stranieri, non sai mai se verrai bene accettato o meno”

Gli italiani di seconda generazione immigrati nel trevigiano si raccontano

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di Sara Saccon

CONEGLIANO - Hanno trascorso la maggior parte della loro vita in Italia, frequentano le scuole italiane e conoscono alla perfezione la nostra lingua, nonostante in casa ne parlino un’altra. Sono gli italiani di seconda generazione: giovani cresciuti nel nostro Paese, ma con genitori stranieri immigrati qui in passato. In Italia vive il 5,1% dei ragazzi di seconda generazione di tutta Europa, che corrispondono al 2,4% della popolazione italiana totale (in Francia sono il 14,3%).

 

“Ho costruito tutta la mia vita in Italia, finora. Quando vado a trovare i miei parenti in Bosnia non mi sento completamente bosniaca: dentro di me c’è un grande pezzo di Italia.” Dajana ha 18 anni, oggi abita nel coneglianese ed è arrivata nel nostro Paese all’età di 3 anni. “Se dovessi dire “quanto” mi sento italiana, direi di essere 60% italiana e 40% bosniaca. In realtà qui mi sento ancora un po’ straniera, nonostante io non abbia mai subito forti discriminazioni. Ma se i tuoi genitori sono stranieri, non sai mai se verrai bene accettato o meno.” La ragazza studia al liceo linguistico di Conegliano e ci confida che tra le cose che ama di più ci sono i viaggi. “Adoro viaggiare, tant’è che ogni minimo viaggetto me lo godo a mille. Purtroppo, ora, non mi muovo molto spesso, ma sono sicura che in futuro lo farò”.

Dajana ci parla della sua cultura di origine: “La cultura italiana e quella bosniaca sono simili tra loro. I miei genitori hanno sempre fatto il possibile affinché io mi integrassi: sapevano che avrei trascorso gran parte della mia vita qui. Non è mai successo che mi abbiano proibito di fare qualcosa in Italia perché considerato strano o diverso secondo la loro cultura”. La storia di Dajana è un esempio di perfetta integrazione, ma spesso le seconde generazioni sono vittime di pregiudizi e discriminazioni. Dajana ammette che, nonostante tutto, le mancano alcuni aspetti del Paese dove è nata e dove torna una o due volte all’anno per far visita ai parenti, come il fatto che “in Bosnia non vieni giudicato per come ti vesti o quanti soldi hai: non vieni etichettato.” 

 

Dajana si sente italiana ma, per legge, non lo è ancora: “Non ho ancora la cittadinanza - spiega la ragazza - e non vedo l’ora di prenderla. Il processo di richiesta è molto lungo, può durare due o tre anni. E’ necessario aver vissuto in Italia per almeno 10 anni, e io sono qui da 15, ormai. In estate raccoglierò tutte le carte necessarie in Bosnia e cercherò un avvocato per accelerare le pratiche e ridurre le attese”.

Sidri

Sidri ha 17 anni e abita a Cison. I suoi genitori sono albanesi. “Quando sono arrivato in Italia avevo 6 anni e sapevo già un po’ l’italiano, perché in Albania c’è un canale televisivo italiano e io guardavo i cartoni in lingua”. Una delle più grandi passioni di Sidri è il canto e di recente si è esibito per la sua prima volta davanti ad un pubblico. “Se penso al mio futuro, non mi vedo in Italia, e di certo nemmeno in Albania. Per me l’ideale sarebbe trasferirmi in Inghilterra, sia perché parlo bene l’inglese, sia per la difficoltà di trovare lavoro qui”. Sidri ha ottenuto la cittadinanza italiana due anni fa, eppure non si sente del tutto italiano. “Sinceramente al giorno d’oggi non mi sento molto italiano e le cause sono principalmente di tipo politico. Non condivido molti aspetti di chi è al potere oggi. Inoltre non mi sembra di conoscere a fondo tutte le tradizioni italiane, alcune non fanno parte di me: ad esempio, non ho mai capito chi sono gli alpini”, e sorride. Sidri, come Dajana, è bilingue e in famiglia parla l’albanese. “I miei genitori spesso non comprendono alcuni aspetti della cultura italiana”. Il ragazzo, ridendo, continua: “Ad esempio, quando i miei amici vanno in montagna, i miei genitori mi chiedono che senso abbia, dato che in Albania non si usa”.

 

Bright ha 18 anni ed è arrivato in Italia quando ne aveva 6. Il suo paese d’origine è il Ghana. “Fortunatamente non subisco molte discriminazioni - racconta il ragazzo - comunque non deve importarci quello che dicono le persone”. “Ero molto piccolo quando sono arrivato qui, purtroppo non mi ricordo molto del mio Paese d’origine. Non torno spesso in Ghana, ma in futuro lo farò”. Bright spiega ridendo che non si sente del tutto italiano: “In realtà mi sento metà e metà!”. Il ragazzo racconta il rapporto che hanno i suoi genitori con la cultura italiana: “Sono persone molto aperte riguardo le culture, mi hanno sempre lasciato seguire sia quella italiana che quella ghanese”. Il ragazzo deve ancora ottenere la cittadinanza italiana.

Sara

Nel nostro Paese sono numerosi anche i ragazzi con un genitore italiano e uno straniero. Sara, ad esempio, ha 18 anni ed è nata e cresciuta qui. Suo padre è italiano, mentre sua madre viene dal Marocco. “I viaggi che ho fatto a Essaouira e Marrakech, le città dove ha vissuto mia mamma, sono tre – racconta Sara - L’ultima volta che ci sono stata risale a due anni fa”. “Il fatto di essere anche marocchina non cambia niente nella mia vita. Se qualcuno mi dovesse chiedere da dove provengo, io risponderei di essere italiana, perché è così. Sono nata e cresciuta qua, mi sento italiana perché ho le stesse abitudini e la stessa vita di tutti gli altri. Nonostante questo, per me non è nemmeno un problema dire che mia mamma è marocchina. Anzi, io la rispetto molto per aver deciso di venire qui quand’era giovanissima, non dev’essere stato facile cambiare la propria vita da un giorno all’altro”. “La cultura marocchina – precisa Sara - può sembrare caratterizzata dalla chiusura mentale, ma mia mamma è sempre stata molto aperta, non mi ha mai precluso nulla. Mi avvisa se sto facendo qualcosa che non va bene, ma mi ha sempre supportato nelle mie scelte, lasciandomi sbagliare affinché io potessi imparare dai miei errori, proprio come fanno tutte le mamme, in fondo!”

 


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